Covid-19: l'infettivologo e vaccinologo Alessandro Diana, ospite di Piazza Ticino. Guarda il video.
«Capisco chi esita di fronte al vaccino – sostiene –. Ma per gli esperti la priorità sta nel non creare ulteriori danni. Per questo possiamo affermare che è sicuro».
LUGANO/ GINEVRA - "Solo" 2.474 nuovi contagi in Svizzera. E "solo" 83 in Ticino. Il Covid-19 sembra darci tregua. E questo nonostante le previsioni nefaste dei virologi che prevedevano numeri altissimi dopo le festività natalizie. Intanto si continua a temere la variante britannica, nel frattempo ribattezzata B117. Quasi come se non si potesse mai tirare un sospiro di sollievo. Nemmeno ora che sembrano esserci vaccini validi. «È vero – spiega Alessandro Diana, infettivologo e vaccinologo in diretta da Ginevra, ospite su piazzaticino.ch –. Le previsioni ci dicevano che dopo Natale poteva esserci una nuova ondata. Ma non è perché a metà gennaio non la vediamo che non ci sarà. Noi ce l'aspettiamo. Arriverà probabilmente più avanti».
Perché dobbiamo attenderci, sempre e per forza, qualcosa di brutto?
«La giusta misura sta tra l'ottimismo e il realismo. Siamo di fronte a una specie d'incendio in una foresta. Siamo tutti in allerta quando vediamo le fiamme tra gli alberi. Ma anche quando il rogo sembra spento, le fiamme sono pronte a riattivarsi».
In generale sembra che stia vincendo la paura. Questo terrore per la variante britannica è giustificato?
«La paura è un segnale. Tutte le decisioni prese finora non sono state inutili. Non le avessimo prese, in Svizzera non ci sarebbero stati 8.000 morti, bensì 30.000. La variante B117 è più contagiosa. Ed è quello che preoccupa».
Sul vaccino, però, sembra non esserci alcun dubbio. Pare efficace. O no?
«Il vaccino è un'arma in più. Ma gli effetti della vaccinazione li vedremo solo nella seconda parte del 2021. Non possiamo abbandonare adesso le misure di sicurezza».
Lei è attivo per la piattaforma infovac.ch: un vaccino vale l'altro?
«Quelli di Pfizer e Moderna sono sicuri ed efficaci. Le persone che hanno bisogno di un vaccino oggi non aspettino un eventuale terzo vaccino. Possono fidarsi».
C'è però chi teme effetti collaterali sul lungo termine. Come replica?
«Il vaccino lo si propone a una persona sana. E quindi la percezione del rischio è elevata. La prima cosa che gli esperti vogliono da un vaccino è quella di non creare danni ulteriori. Di conseguenza c'è tanta attenzione nella loro omologazione».
Alcuni prima di vaccinarsi vogliono vedere cosa capita ad altri. Comprensibile?
«Esitare è lecito. Anche molti medici esitano. Ci si deve prendere il tempo per informarsi. Ma sono convinto che col passare delle settimane ci saranno molte più persone che prenderanno fiducia e si faranno in seguito vaccinare».
Il cantante italiano Enrico Ruggeri è finito nella bufera per avere dichiarato che la società "non sta vivendo per paura di morire". Qual è la sua reazione?
«Il problema di questa pandemia non è la morte. Tutti dobbiamo morire. Il problema è la saturazione della capacità sanitaria».
Ci risiamo. Ma perché gli esperti in estate non sono corsi ai ripari potenziando il numero di letti?
«In estate ci siamo tutti un po' rilassati. Chi era al fronte prevedeva una seconda ondata. Ma altri medici la escludevano. Sentivo colleghi dire "Ma non è possibile. È tutto finito". E invece...»
Siamo di nuovo praticamente in lockdown anche in Svizzera. Ma è educativo per una società continuare a fuggire da un virus?
«All'inizio non si sapeva cosa rappresentasse una pandemia del genere. Bisogna chiedersi: fino a che punto si possono prendere delle misure di salute pubblica, privando il cittadino della libertà personale? Ricordandoci però che gli interessi di salute pubblica si ripercuotono anche su tutti i singoli individui. Andiamo avanti cercando di rompere meno uova possibili nel paniere».