Lo sconcerto del gerente dell'Oceano: «La coerenza? Quali distanze sociali si possono garantire in un bordello?»
Mentre nel nostro cantone la prostituzione è vietata, a nord delle Alpi c'è chi fa affari d'oro. «Al Club History le richieste sono schizzate alle stelle».
LUGANO - Non solo a Berna. Anche nel canton Basilea Campagna il mercato della prostituzione fiorisce, in barba al Covid. I numeri parlano chiaro: nella capitale le prostitute attive sono raddoppiate in una settimana. «E al Club History, a Liestal, mi hanno detto che non sanno più dove metterle tante sono le richieste», assicura Bernhard Windler, dell'Oceano di Lugano.
Il gerente del più noto locale a luci rosse del Cantone non nasconde il proprio sconcerto. «Abbiamo un'emergenza Covid e Berna tiene aperti i locali erotici? Ma siamo impazziti?».
Una notizia, questa, talmente "stravagante" da aver già varcato i confini confederati. «Questa mattina mi ha contattato un giornalista di un noto quotidiano italiano - sottolinea Windler -. Volevano avere conferma del fatto che vi fossero i postriboli aperti. Gli ho risposto: "Da noi no"».
«Le ho mandate via» - In effetti il Ticino è tra i Cantoni nei quali sono stati emanati chiari divieti al riguardo: «Ci è stato detto che non possono essere tenuti aperti i locali a luci rosse, non può esserci nessuno presente all'interno, e nemmeno si può esercitare la prostituzione nelle camere», prosegue il gerente. «Avevo chiesto se potessimo continuare ad ospitare ragazze, almeno per permettere loro di sopravvivere, è stato risposto di no. Le ho dovute mandare via».
«Ora lavorano a Berna» - Le ragazze effettivamente se ne sono andate, Ma non così lontano. «Diverse si sono spostate in Svizzera interna. Non è nemmeno detto che tornino più. Dove sta la coerenza?».
Distanze... difficili da garantire - Windler, va detto, non è contrario alla chiusura: «La salute viene prima di tutto. Ma non capisco come mai in un ufficio se si è in due si debba portare la mascherina e poi si può andare nel bordello. La vedo dura mantenere le distanze sociali in quel contesto. E ancor più dura tracciare eventuali contatti. Ho seri dubbi che una persona positiva ammetta di essere stata in un club a luci rosse la sera prima».
«Situazione insostenibile» - Prospettive? «Noi sappiamo che fino a fine febbraio siamo chiusi. Cosa succederà poi è un mistero». Nonostante gli aiuti la situazione resta difficile: «La parte del bar sottostà al settore della ristorazione. Abbiamo usufruito del regime di lavoro ridotto per i nostri 19 dipendenti e si spera di poter rientrare nei casi di rigore. Però dal 2020 continuiamo ad aprire e chiudere a intermittenza. Non si capisce più nulla. A livello organizzativo sta diventando impossibile. Non potremo andare avanti così ad oltranza».