Lo sfogo del 29enne che il 10 febbraio 2016 venne aggredito da un calciatore a carnevale: «Sono in un limbo».
Dal punto di vista penale, lo sportivo è già stato condannato. Ora, però, si va verso un processo civile. Gli ultimi sviluppi di una vicenda che si trascina da quasi cinque anni.
BELLINZONA - «Mi ha praticamente reso invalido dal punto di vista lavorativo. E ora non mi vuole nemmeno risarcire». Lo sfogo è del 29enne che il 10 febbraio 2016 venne aggredito al carnevale di Bellinzona da un coetaneo, ex calciatore di Challenge League. Lo sportivo è già stato condannato dal punto di vista penale. Ma in occasione di un'udienza di conciliazione, svoltasi nella Capitale negli scorsi giorni, ha fatto sapere tramite il suo legale Mario Branda di non essere disposto a risarcire la vittima per la perdita di guadagno avuta dopo l'episodio. «Facevo il carrozziere-verniciatore – ricorda il ragazzo aggredito, difeso dall'avvocato Tuto Rossi –. Quella persona mi ha spaccato il naso e la spalla. Oggi la mia spalla sinistra mi provoca ancora forti dolori. E anche nella zona del naso ho problemi».
Lesioni gravi – Il calciatore, secondo il decreto di accusa del 26 settembre 2018, confermato più recentemente, è stato riconosciuto colpevole di lesioni gravi e di infrazione alla legge federale su armi, accessori e munizioni (poiché presso il suo domicilio venne ritrovato un tirapugni). Il giovane è stato condannato a 60 aliquote giornaliere da 80 franchi (4.800 franchi totali), sospese con la condizionale per un periodo di due anni, nonché a una multa di 200 franchi. «Mi sta bene la condanna penale – riprende la vittima –. Ma a me chi pensa? Sono deluso. Hanno detto che forse mi risarciscono per il torto morale. Non mi sembra paragonabile a quanto ho perso e a quanto ho sofferto».
Una vita da ricostruire – Rossi avrebbe chiesto per il suo assistito un risarcimento di 400.000 franchi. Proposta rifiutata. E dunque si andrà verso un processo civile, davanti al pretore. Ancora il 29enne aggredito: «La mia amarezza è resa più grande dal fatto che in questi cinque anni sono sempre stato io a dovermi fare sentire con le varie autorità. Nessuno si è preoccupato di me. Avevo dei progetti di vita, volevo aprire un'attività in proprio. Tutto è sfumato. Non ho più potuto lavorare».
«Per fortuna ci sono i miei genitori» – Il 29enne non ha neanche beneficiato dell'invalidità finora. «Aspettavo risposte che non sono mai arrivate. Sono rimasto in un limbo. La Suva, organo che ha sancito che non avrei più potuto fare il carrozziere viste le mie condizioni fisiche, mi dà 360 franchi al mese. Per fortuna ci sono i miei genitori. Ora vorrei fare una riqualifica. Ma sembra un percorso a ostacoli, non so più dove sbattere la testa».
«C'erano altre persone quella sera» – La mente torna a quella notte. Alla base dell'aggressione, futili motivi. «È assurdo. Non fu solo il calciatore a colpirmi. Mi attaccarono in diversi. Perché solo lui è stato, ed è, sotto processo? E gli altri dove sono? E perché lui, sportivo d'élite, non mi ha mai chiesto scusa in tutti questi anni? Mai una telefonata. Nulla. Non sto chiedendo la luna. Ma pretendo di essere ascoltato. Perché quello che è capitato a me, un giorno potrebbe accadere ad altri».