La conta dei veicoli mostra che la chiusura dei negozi avrebbe inciso più dello smart working che marcia sul posto
Il presidente dell'ATA Bruno Storni: «Quello attuale è un lockdown a macchia di leopardo, non confrontabile con quello della prima ondata. E il lavoro a distanza non è stato implementato come occorreva».
LUGANO - Molti sembrano ignorare l'obbligo di telelavoro imposto dal Consiglio Federale. Questo suggeriscono le stazioni ticinesi di rilevamento del traffico lungo le strade (suggeriscono perché risposte definitive andranno ricercate nelle analisi dei movimenti orari e non di giornata come qui facciamo). Colpisce comunque che il calo di veicoli in circolazione tra la settimana precedente il 18 gennaio, giorno dell’entrata in vigore delle misure, e quella successiva si rivela decisamente scarso. In taluni casi nullo. Ad esempio sull’asse del pendolarismo da Ponte Tresa, all’altezza del Vallone di Agno, i movimenti giornalieri sono rimasti a quota 22-23mila veicoli senza variazioni apprezzabili. La stessa valutazione può essere fatta per la zona industriale di Manno, dove all’incrocio del Suglio si è contato nelle due ultime settimane lo stesso numero di passaggi giornalieri, 24-25mila.
Il traffico verso la capitale - Se ci si sposta nel Sopraceneri la situazione migliora solo leggermente. Anche lì le parole di Berna sembrano aver fatto poca presa. Prima e dopo il 18 gennaio le auto in transito a Camorino verso e dalla capitale sono rimaste sopra i 21mila passaggi al giorno (la settimana precedente erano 22-23 mila). Anche gli uffici amministrativi della capitale sembrano aver continuato a lavorare in smart working più o meno come si faceva prima che ne fosse decretato, quando possibile, l’obbligo.
Il parere di Storni dell'ATA - Non è meravigliato di questi dati il consigliere nazionale Bruno Storni, presidente dell’Associazione traffico ambiente (sezione Svizzera italiana): «Quello attuale è un lockdown a macchia di leopardo non confrontabile con quello della prima ondata. Allora si fermarono anche l’edilizia e il manifatturiero. Aggiungiamoci che il telelavoro sicuramente non è stato implementato come occorreva fare. Va però ricordato che una parte del traffico è costituito dal pendolarismo per lavoro, ma altrettanto incidono gli spostamenti nel tempo libero e per acquisti».
Meglio sul confronto pluriennale - La buona notizia che viene dai rilevamenti consultabili sul sito dell’Osservatorio ambientale della Svizzera italiana (Oasi) è che la media settimanale del volume di traffico giornaliero in questo inizio 2021 è calata rispetto alla mediana degli ultimi cinque anni. In modo anche apprezzabile visto che la diminuzione è stata attorno al 15% nella settimana dal 11 al 17 gennaio. Ma di solo l’8,5% in quella dal 18 al 24 gennaio. Manca tuttavia per avere un quadro più completo, il volume di traffico sugli assi autostradali ma purtroppo, come si legge sul sito dell'Oasi, il passaggio dell’Ufficio federale delle strade a un nuovo sistema informativo ha reso impossibile ricevere in modo regolare tali dati.
Il calo più marcato verso Grancia - Dall’Oasi fanno notare che il volume di traffico è influenzato anche dalle condizioni meteorologiche (pioggia o neve, ad esempio): «Cambia un fattore, ad esempio la chiusura dei negozi, e i numeri ne risentono». Una conferma di questo arriva dal rilevamento sull’asse stradale che porta ai centri commerciali di Grancia, dove tra la settimana di negozi aperti e quella di negozi chiusi i veicoli in transito a Noranco Fornaci sono scesi da 25-26mila a meno di 20mila passaggi giornalieri. La decisione di Berna, in questo caso, ha lasciato il segno nell’aria e sull’asfalto.