Almeno 800 gli interventi non urgenti rimasti indietro. Servirebbero 6 mesi, ma potrebbero esserci solo alcune settimane
BELLINZONA - Mentre in Ticino la seconda ondata della pandemia di Covid-19 sta scemando e l'apparato statale è impegnato nella corsa alle vaccinazioni, negli ospedali del cantone ci si prepara a un'altra corsa. Con i ricoveri legati alla malattia scesi a 112, i nosocomi ticinesi vogliono infatti eseguire almeno una parte delle operazioni chirurgiche e delle visite specialistiche rimandate a causa del nuovo coronavirus, prima che una terza eventuale ondata investa la sanità.
«Occorreranno circa sei mesi per recuperare tutti gli interventi rimandati, almeno 800, non fatti perché la vita del paziente non era in pericolo o le sue condizioni di salute non risultavano troppo invalidanti», dichiara al Caffè il dottor Pietro Majno-Hurst, primario e capo dipartimento chirurgia degli ospedali Civico e Italiano. Una vera corsa contro il tempo se si pensa che, pur con tutte le incognite di una pandemia capricciosa, la «finestra» per eseguire queste operazioni potrebbe essere solo di alcune settimane, stima il dottor Michael Llamas, direttore sanitario della Carità di Locarno, che insieme a Moncucco è centro Covid.
Via agli interventi elettivi dunque, che constano per esempio di protesi all'anca o al ginocchio, operazioni alla mano, rimozioni di ernie o procedure non urgenti per disturbi respiratori. Considerato che «a volte un ritardo comporta danni irrecuperabili», come ricorda Llamas, non bisogna credere che nei mesi scorsi i pazienti che necessitavano di attenzione immediata siano stati lasciati a se stessi, assicura Majno-Hurst: «Ci siamo sempre presi cura di tutti coloro che erano in una condizione di eccessiva sofferenza», spiega il medico. «Loro non potevano aspettare», conclude.