Sono 140 i piccoli imprenditori che ogni giorno chiedono l'indennità Covid allo Ias. Lo sfogo di un ristoratore
Tempi lunghi e controlli puntigliosi. Ma il direttore dell'Istituto Montorfani smentisce che vi siano ritardi: «Lavoriamo instancabilmente ma le verifiche devono essere accurate»
BELLINZONA - Sette dipendenti, un ristorante chiuso da dicembre, un affitto da 3000 franchi al mese da pagare. La notizia della mancata riapertura a marzo è «l'ennesima mazzata» per un ristoratore del Luganese che - confessa - è ormai a un passo dal fallimento. «Ho attinto ai risparmi privati per pagare i dipendenti, ma a tutto c'è un limite» protesta.
Come lui, sono tanti gli scontenti del Covid tra gli indipendenti e i piccoli imprenditori in Ticino. Circa 4mila hanno fatto richiesta d'indennità alle Assicurazioni sociali: ogni giorno allo Ias arrivano circa 140 domande da lavoratori indipendenti. Un picco che - si spera - dovrebbe calare con gli allentamenti progressivi decisi da Berna.
In totale sono 12 800 le pratiche aperte finora. Il numero delle richieste - precisano dallo Ias - non corrisponde a quello dei beneficiari «perché i richiedenti devono presentare ogni mese una nuova domanda per l'ottenimento delle prestazioni». Inoltre c'è la lista d'attesa, che sembra essere lunga a giudicare dalle lamentele dei "piccoli" che grazie agli aiuti sopravvivono.
«Rispetto al primo lockdown i tempi sono triplicati - lamenta il ristoratore sul lastrico - e guai a sbagliare una virgola». Nel suo caso un errore nella notifica ha bloccato il rimborso degli stipendi di gennaio. Un aiuto in meno che, per chi è già con l'acqua alla gola, può fare la differenza.
Il direttore dello Ias Sergio Montorfani mette le mani avanti: «Non si può parlare di ritardi veri e propri, i nostri servizi lavorano alacremente per soddisfare le moltissime richieste che arrivano». Sono 13 i collaboratori che «lavorano instancabilmente per garantire un trattamento rapido delle pratiche ancora pendenti». L'esame delle pratiche non è però cosa di pochi minuti.
«Considerata la complessità delle informazioni che bisogna valutare per accordare il diritto alle prestazioni, le richieste vengono evase nella misura del possibile entro un mese dalla ricezione del formulario di richiesta dell'indennità, per quanto tutti i documenti necessari vengano allegati e la richiesta sia completa» spiega ancora Montorfani.
Quanto all'indennità negata, al ristoratore in questione non resta che fare ricorso: ma non sa se farà in tempo. Il prolungamento delle chiusure deciso da Berna potrebbe essere l'ultima mazzata, per lui. «Temo che nell'immediato non avrò altra scelta che licenziare» conclude. «I conti non lasciano scampo. Se entro marzo non potremo riaprire, dovrò mettere la società in liquidazione».