In Ticino i morti sulle strade sono aumentati nell'anno del Covid. Ben 17, più del doppio dell'anno precedente.
Paura dei mezzi pubblici, ricerca di sfogo al volante, sfortuna. L'Istituto Rass di Bellinzona: «Le strategie di sicurezza in Ticino vanno nella direzione giusta. Ma bisogna riprendere con la sensibilizzazione».
LUGANO - La pandemia si giudica dalle "curve", ormai lo sappiamo. Quella dei contagi è in netto miglioramento, così anche quella delle ospedalizzazioni e dei decessi legati al Covid. Ma c'è una curva che avrebbe dovuto migliorare - in base alle aspettative - e invece non l'ha fatto. Le morti sulle strade ticinesi nel 2020 non sono diminuite purtroppo. Al contrario sono più che raddoppiate.
Il dato balza all'occhio, consultando il database dei comunicati di polizia accessibile sul sito del Cantone. Sono 14 gli incidenti con esito letale registrati nell'anno appena concluso in Ticino, per un totale di 17 vittime. Un brutto numero confrontato con il 2019, quando le vittime erano state 6. Dal 2014, la media dei sinistri è inferiore a 10 all'anno.
La Polizia cantonale non commenta i dati, in attesa della statistica ufficiale che verrà pubblicata «a breve». Ma gli interrogativi rimangono. Negli altri paesi europei i lockdown hanno portato a un calo sensibile degli incidenti stradali, osserva il portavoce del Tcs Laurent Pignot: «Non è detto che l'aumento della letalità escluda una contrazione dei sinistri nel complesso» anche in Ticino. «Si tratta di numeri troppo piccoli per trarre conclusioni».
Gli incidenti mortali in Ticino:
anno | n.incidenti | vittime |
2020 | 14 | 17 |
2019 | 6 | 6 |
2018 | 15 | 15 |
2017 | 9 | 9 |
2016 | 8 | 13 |
2015 | 12 | 12 |
2014 | 7 | 8 |
2013 | 13 | 13 |
Una cosa sembra certa. Nel corso dell'anno «è calata soprattutto l'utenza dei mezzi pubblici» mentre «è per contro aumentata la quota di popolazione che ha preferito l'automobile per evitare il rischio di contagio» osserva Pignot, sondaggi alla mano.
Anche i rischi dell'auto però non vanno sottovalutati, specie nei momenti di nervosismo. «L'impressione è che molte persone abbiano utilizzato l'auto come mezzo di sfogo» commenta Renato Dotta dell'Istituto Rass di Bellinzona. In Ticino in generale «la strategia di prevenzione e controllo ha dato buoni frutti negli ultimi anni» e le statistiche in particolare relative ai giovani guidatori «mostrano un netto miglioramento, da una situazione di partenza molto peggiore rispetto al resto della Svizzera».
Basti pensare che nel 2003 i giovani feriti sulle strade ticinesi erano il doppio della media svizzera (1354 contro 783, ogni 100mila abitanti). Nel 2019 per la prima volta erano inferiori (361 contro 458). Numeri dietro cui si nascondono vite preziose, come quella della 17enne deceduta a Grancia settimana scorsa. «Ogni incidente è di troppo - conclude Dotta - per questo è importante riprendere al più presto la sensibilizzazione, a cominciare dalle scuole, dove si è interrotta a causa della pandemia». Dopo tre anni senza giovani vittime in Ticino, quello di venerdì scorso è già il secondo in quattro mesi.