In Ticino 26 persone hanno trovato la morte con Exit nel 2020. Tre in più rispetto all'anno precedente.
Ciò, nonostante alcuni limiti legati alla possibilità di accedere alle strutture anziani. «Problemi risolti nel corso dell'anno», ci spiega il portavoce Ernesto Streit.
BERNA - Sono 913 le persone che lo scorso anno hanno trovato la morte in Svizzera tramite Exit. Di queste, ci riferisce oggi il portavoce di Exit Ticino, Ernesto Streit, 26 lo hanno fatto in Ticino. «Nel 2019 gli accompagnamenti erano stati 23. Tuttavia non possiamo parlare di un aumento trattandosi sempre di numeri molto piccoli. Diciamo quindi che siamo in linea con gli altri anni».
Crescono gli iscritti - C'è tuttavia un dato al quale si deve dare ragione, che è quello della crescita costante degli iscritti: «Se pensiamo che da poco abbiamo superato i 135mila in Svizzera, e in Ticino sono circa 3mila, si capisce che l'interesse c'è. Ed è al rialzo, nonostante la medicina palliativa, oggi, offra delle buone alternative. In Svizzera continuiamo a registrare annualmente quei 10/12 mila iscritti in più».
«Ci si prepara all'idea» - Iscritti, sostiene Streit, che non necessariamente pensano alla morte dolce: «Faccio sempre un paragone con la Rega. Chi si iscrive, lo fa per usufruire in futuro di un eventuale intervento e non pagarlo. Qui è un po' la stessa cosa. La gente vuole essere tranquilla di poter accedere al servizio. Si iscrive, in qualche modo, per prepararsi, confrontarsi con questo tema. E poi sostenerci, anche politicamente».
Pochi giovani - L'età dei soci, in ogni caso, abbraccia pochi giovani. «Non ho sotto mano il dato preciso, ma l'età media degli iscritti è adulta. Le persone che ricorrono al suicidio, poi, hanno in media circa 78 anni. Il dato nazionale corrisponde a quello ticinese». Corrisponde anche la tipologia di malattia di chi sceglie di essere accompagnato alla morte: «Malati terminali di cancro o affetti da gravi dolori cronici».
Il problema Covid - Nell'anno del Covid i problemi non sono mancati, ma sono stati superati senza lasciare particolari strascichi: «C'è stato un periodo, specie durante la prima fase della pandemia, in cui chi chiedeva di morire e si trovava in una casa anziani non poteva accedere al suicidio assistito. Al momento attuale questi limiti non ci sono più. Diciamo che negli ultimi 6 mesi non abbiamo avuto persone che non hanno potuto accedere al suicidio assistito a causa del Covid», conclude il portavoce. Diverso è il caso per chi di Covid è malato: «La persona positiva al Coronavirus non può accedere al suicidio assistito. Ciò per ovvie ragioni legate alla protezione dei nostri collaboratori».
Ironia della sorte, in questi tempi strani. Chi contrae il virus, deve "stare bene" prima di poter morire: «Si chiede loro un tampone negativo».