Massimo Suter deluso dalla decisione del Consiglio Federale. E anche dalla prospettiva di una riapertura "a metà"
BELLINZONA - Delusione per la decisione del Consiglio federale. Dopo le proteste di Gastrosuisse, anche dal Ticino si leva una voce arrabbiata ed è quella di Massimo Suter. Il presidente dei ristoratori chiede un «segnale» che riporti fiducia nel settore, gravato da debiti e da mesi di inattività.
«In pochi oggi hanno liquidità necessaria, anzi, oggi più che mai ci sentiamo soli e abbandonati dalla politica» si legge in una nota diffusa in serata da GastroTicino. «In tantissimi si sono indebitati per mettersi in regola». Ora - prosegue l'associazione - nel settore «si rischia la depressione».
A preoccupare non è tanto il "no" di oggi, quanto la prospettiva di tempi incerti e di allentamenti «a yo-yo» con continue riaperture e ri-chiusure nei prossimi mesi. «Chiediamo al governo e al comitato tecnico scientifico di dare prospettive diverse, più certe, ma anche più motivanti, a un settore che ha pagato un prezzo altissimo durante questa pandemia, ma soprattutto che ha già dimostrato di poter lavorare in totale sicurezza rispettando le norme di protezione».
Per quanto riguarda la riapertura delle terrazze, Suter ribadisce una posizione già espressa nei giorni scorsi. Quella di un rifiuto «per principio». La misura creerebbe «una situazione di concorrenza sleale nei confronti di quelle realtà che non hanno spazi esterni, creando inutili tensioni in un settore già duramente provato da mesi di forzata chiusura».
L'appuntamento da non mancare, ora, è quello con la Pasqua. Che per la ristorazione ticinese vale - ricorda GastroTicino - il 10 per cento del fatturato annuo. «L'afflusso dei turisti appare scontato» avverte Suter, mettendo in guardia dai possibili assembramenti incontrollati all'aperto «nelle piazze e nei vicoli cittadini», rispetto ai quali sarebbe preferibile «la comprovata esperienza dei ristoratori».
«Ribadiamo che le aziende sono preparate, da tempo - conclude la nota - a farsi trovare pronte con le opportune misure di protezione e, dove è il caso, aggiornate. Le imprese sono anche disponibili per avere un ruolo attivo in termini di vaccinazioni e di test a tappeto, qualora l’Autorità cantonale ritenesse opportuno il loro coinvolgimento come già avviene in parte in altri Cantoni».