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CANTONE«Casi in aumento? Prematuro parlare di terza ondata»

15.03.21 - 23:42
Da marzo vi è una leggera tendenza al rialzo per quanto riguarda i contagi in Ticino. La parola al medico cantonale.
Ti-Press
«Casi in aumento? Prematuro parlare di terza ondata»
Da marzo vi è una leggera tendenza al rialzo per quanto riguarda i contagi in Ticino. La parola al medico cantonale.
Giorgio Merlani: «Oltre il 70% dei casi proviene dalle varianti e si sa che sono più contagiose. Continuiamo a testarci e a rispettare le norme sanitarie in vigore».

BELLINZONA - I numeri relativi alla pandemia in Ticino, dopo un periodo caratterizzato da una certa stabilizzazione, dall'inizio di marzo sono di nuovo in leggera crescita. Nella prima settimana di questo mese sono infatti state registrate 358 infezioni su suolo cantonale, mentre in quella successiva questo dato è salito a 475. E anche le cifre odierne, con 48 contagi registrati di domenica, confermano una tendenza al rialzo. 

Più del 70% dei casi provengono da varianti - Una situazione epidemiologica, quella in atto, che viene tenuta sott'occhio dalle autorità sanitarie. «È chiaro che a preoccuparci sono soprattutto le percentuali relative alle varianti, che hanno ormai superato il 70% dei casi», sottolinea il medico cantonale Giorgio Merlani, ricordando come queste mutazioni sono «molto più contagiose» e potrebbero quindi «contribuire a rafforzare una maggiore diffusione del virus». Per il medico cantonale, però, è ancora troppo presto per parlare di una terza ondata non essendoci ancora una crescita esponenziale dei casi.
 
I test restano fondamentali - Con la presenza di queste varianti è ancora più fondamentale che le persone si sottopongano a un test al primo sintomo. Soprattutto in un periodo dell'anno in cui le allergie sono all'ordine del giorno. «Un raffreddore non è giocoforza dovuto ai pollini di nocciolo o di ontano», sottolinea Merlani. «Meglio fare un test e scoprire che è allergia, che supporre di essere allergici quando invece si tratta di coronavirus».

«Il virus non conosce confini» - Anche la situazione epidemiologica vissuta dal Nord Italia è sintomo di preoccupazione. «Che il virus non conosca confini lo abbiamo già appreso un anno fa, ma la diffusione del virus alle nostre latitudini dipende anche dal nostro comportamento e dalle misure in atto da noi», ricorda Merlani. La ricetta da seguire resta quindi la solita: «Continuiamo a proteggerci, a indossare la mascherina dove necessario, a mantenere le distanze e ad avere una buona igiene delle mani».

«Segnali positivi, ma la strada è ancora lunga» - Il leggero aumento dei contagi giornalieri non si rispecchia per ora nel numero delle ospedalizzazioni, che resta ampiamente al di sotto delle cento unità (oggi i pazienti ricoverati sono 67). Una tendenza, questa, che si spera possa essere confermata anche grazie alla campagna vaccinale che prosegue nonostante le limitazioni imposte dalle contenute disponibilità del preparato. «La vaccinazione sta dando i suoi risultati, pensiamo in particolare alle case per anziani, e questi sono segnali molto positivi», conclude il medico cantonale. «È chiaro però che siamo solo agli inizi di una strada ancora molto lunga. Quando si potrà vaccinare tutta la popolazione saremo senz’altro più tranquilli».

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