A Lugano la sinistra insorge contro lo sgombero del centro sociale Molino. E punta il dito contro il Municipio
L'associazione Aida, vicina agli autogestiti: «Il Cantone intervenga come mediatore». Intanto la notifica della disdetta prende la via dell'ex Macello
LUGANO - A un mese dalle elezioni, la bomba Molino sembra pronta ad esplodere su Lugano. Con l'ultimatum lanciato dal Municipio agli autogestiti, inizia il countdown per quella che potrebbe essere "la" partita elettorale sul Ceresio. E i due opposti schieramenti sembrano già essersi formati.
Dopo le prese di posizione di Ps e Mps, in serata anche i Verdi hanno detto la loro in un comunicato. Gli ecologisti parlano di «inutile scontro» e di tempistica sospetta. «La Città avrà infatti bisogno dello stabile solo tra 2 o 3 anni per ristrutturarlo, periodo nel quale le attività culturali e sociali alternative, seguite da centinaia di persone, potrebbero tranquillamente proseguire» si legge nella nota.
Come già il Ps e l'Mps, anche i Verdi parlano di una mossa elettorale: «Vien da pensare che il Municipio con la decisione odierna voglia causare manifestazioni non autorizzate in città, per poi presentarsi, agli occhi dell’elettorato, come garante di legge e ordine».
Gli autogestiti hanno venti giorni di tempo per lasciare l'ex Macello di Lugano. Oggi l'esecutivo cittadino ha deciso di notificare una disdetta formale della convenzione sottoscritta nel 2002 assieme al Cantone e all'Associazione Alba. I venti giorni scatteranno dalla ricezione della notifica, dopodiché - se gli spazi non saranno liberati - partirà lo sgombero.
Una «muscolare prova di forza» per l'associazione Aida, la più vicina agli autogestiti, che in una nota ribadisce «il diritto a forme di autogestione che vengano riconosciute come è successo in altre città elvetiche». Per il portavoce Bruno Brughera, quella del Municipio è «una fuga in avanti» che «ipotecherà quel poco che si poteva salvare in termini di dialogo e di progettualità».
Da parte dell'esecutivo, sottolinea Aida, «si è sempre cercato un pretesto per agire in un’ottica di rifiuto totale» e tale pretesto è arrivato domenica scorsa con la manifestazione non autorizzata alla stazione di Lugano. «Per anni abbiamo sentito ripetere il mantra che non c’è dialogo con la controparte, ma ora la città ribalta la situazione creando tensioni e un probabile conflitto sociale. A che pro?» chiede Brughera.
L'associazione invoca l'intervento del Cantone, colpevole di «essere rimasto troppo tempo latitante», e si dice disponibile a una mediazione «per impedire che si giunga ad uno scontro sociale nelle strade e piazze della città».