Voci di chi da mesi aspetta il denaro promesso dallo Stato: «Intanto però arrivano i precetti per l'AVS»
Il direttore dello IAS Sergio Montorfani si scusa con gli affiliati per i disagi: «Il Parlamento ha stretto i paletti. Stiamo parlando di 4'000 pratiche da evadere ogni mese. Abbiamo rafforzato ulteriormente la squadra. Ciò permetterà di recuperare parte del ritardo»
BELLINZONA - «Sono uno di quelli che aspettano le Indennità di perdità di guadagno (IPG) Corona». Qui, si sfoga un’altra persona, «stiamo imbarcando acqua da tutte le parti, ma ai piani alti della nave se ne sono accorti?». Qualcun altro dà segnali di resa: «Sono proprio stanco di lottare». Un altro ancora si irrita: «Tutte le volte che ho chiamato mi hanno rimbalzato»…
Dante li avrebbe messi nel limbo dei condannati senza colpa, anche se in molti stanno dando prova di una pazienza santa. Sono le voci dei lavoratori indipendenti in attesa dei soldi promessi dallo Stato. Sebbene in Ticino siano diverse decine le Casse AVS incaricate di erogare gli IPG Corona, il grosso delle richieste arriva dagli affiliati alla Cassa cantonale di compensazione AVS. «È importante ricordare che stiamo parlando di circa 4’000 pratiche da verificare ed evadere ogni mese» rimarca Sergio Montorfani, direttore dell’Istituto delle Assicurazioni sociali. Per lo IAS si tratta di una vera sfida, che è stata irta di ostacoli, anche imprevisti, come spiegherà più sotto lo stesso alto funzionario.
Impotenza e frustrazione - Prima però diamo voce a chi è in snervante aspettativa. Grida di aiuto che si sono fatte più numerose da quando un’interrogazione dei Verdi ha evidenziato il problema dei “ritardi intollerabili” nell’erogazione degli aiuti a una delle categorie sociali più in sofferenza. Chi ha contattato la redazione mostra spesso frustrazione. Quasi sempre impotenza. Sovente rabbia. Raramente, per ora, minaccia.
La via dell’indipendenza - Gli indipendenti sono l’anello debole della crisi e sono tanti, come ricorda Nicola Schoenenberger, il deputato Verde che ha sollevato politicamente il problema: «Si tende a sottovalutare che il numero degli indipendenti in Ticino è ben più alto che nel resto della Svizzera. Il rapporto è del 17% contro il 13%». Tanti sono giovani, continua il granconsigliere, «ciò dipende anche dal fatto che nel cantone gli stipendi sono più bassi e tanti hanno lavori precari. A furia di non trovare impiego alla fine ci si mette in proprio».
Malattia che si cura coi soldi - È sintomatico che le richieste d’aiuto degli indipendenti, con più di un piede fuori dal sistema economico, finiscano sotto l’ampio cappello del DSS. Non è ancora una malattia, ma in procinto di diventarlo se l’Istituto delle assicurazioni sociali (IAS) non verrà messo nelle condizioni di erogare rapidamente gli aiuti. Ma il denaro dallo IAS non sta arrivando con la celerità richiesta, dicono in molti. Ecco, qui, alcune testimonianze.
Gli aiuti in ritardo- «Ho ricevuto le indennità di novembre e dicembre a inizio febbraio. Sempre a febbraio - si lamenta Michela (nome noto alla redazione) - mi hanno detto che per un errore di compilazione del formulario non mi sarebbero state versate quelle di settembre e ottobre. Ho fatto ricorso e sto aspettando l’esito. Siamo ad aprile».
I precetti puntuali - «Da settembre attendo gli aiuti senza riceverli - racconta Carlo, anche lui libero professionista -. Invano! Intanto però ho ricevuto un bel precetto esecutivo da parte dell’AVS. L’assurdo di questa storia è che il Cantone mostra due mani, con la sinistra non dà, ma con l’altra prende».
Le forze al fronte - Nessuno mette in dubbio che lo IAS sia confrontato con una tempesta di richieste. Il fronte chiamato a rispondere, sembra sguarnito agli stessi richiedenti. «Trovo assurda la loro giustificazione che c’è solo un funzionario incaricato di valutare i ricorsi» racconta Alfredo. «Mi hanno risposto - aggiunge Franco - che sono in cinque a evadere duecento casi al giorno».
Domani andrà meglio - «Mi è stato detto di non aver fretta - si sfoga Antonella - che c’è gente che sta ancora aspettando le indennità di settembre e ottobre, ma che stanno cambiando il sistema informatico e che poi le cose dovrebbero andare meglio». E nell’attesa, l’invito è ad arrangiarsi: «Ho fatto notare all’ufficio preposto dello IAS che rischio di ricevere dei precetti esecutivi per fatture scoperte, e quello è rimasto zitto. Gli ho chiesto se mi dovrei indebitare aspettando le loro indennità. “Se non ha un’altra soluzione direi di sì” è stata la sua risposta».
I sospettosi - I mesi di attesa fanno nascere anche il sospetto in alcuni: «È tutto “scientificamente” pensato. Sono lungaggini volute per non erogare gli aiuti. Tanto non tutti ricorreranno all’assistenza». Qualcuno ha scritto anche di peggio, a testimonianza dell’esasperazione. Perché l’IPG, se volessimo chiudere con una citazione da un'opera poco buffa, “che vi sia, ciascun lo dice. Dove sia nessun lo sa”. Questa l’aria che tira oggi.
Lo IAS risponde: «Prioritario riassorbire il lavoro accumulato, ma nella piena correttezza delle procedure»
Cosa sta facendo la Cassa cantonale di compensazione AVS per rispondere alle «legittime aspettative della popolazione», lo spiega a Tio/20Minuti, lo stesso direttore dello IAS, Sergio Montorfani. La premessa è che Berna ha cambiato, strada facendo, le "regole" per le richieste: «Da metà settembre 2020, dopo un semestre in cui le procedure di erogazione erano estremamente semplificate – cosa che ci permetteva di evadere le richieste molto celermente – il Parlamento federale ha deciso di porre dei paletti più stretti per il rilascio di queste indennità. Oltre a criteri più rigorosi per l'ottenimento del sussidio, che richiedono quindi un maggiore lavoro di verifica, è stato posto l'obbligo di ripresentare la domanda ogni mese. Questi due fattori hanno notevolmente incrementato la mole di lavoro, sia per i richiedenti sia per i nostri collaboratori. È importante ricordare che stiamo parlando di circa 4'000 pratiche da verificare ed evadere ogni mese».
Lo IAS potenzia, ma... «Già durante lo scorso autunno, proprio per far fronte a questa sfida, abbiamo assunto una decina di nuovi collaboratori, ma - spiega Montorfani - complici diverse malattie e altre difficoltà, anche di natura informatica, la nostra capacità operativa è stata purtroppo ostacolata. Nel frattempo abbiamo implementato nuovi processi operativi più snelli e abbiamo proceduto a rafforzare ulteriormente la squadra anche con collaboratori provenienti da altri uffici. Questo ci permetterà di recuperare parte del ritardo. La nostra priorità rimane quella di rispondere alle richieste dei nostri affiliati e riassorbire al più presto il lavoro accumulato. Da parte nostra è però anche fondamentale garantire che tutto venga svolto nella piena correttezza delle procedure necessarie all’erogazione di questi sussidi». Le ultime parole sono per chi è in attesa: «Cogliamo l'occasione per scusarci con i nostri affiliati per questi disagi e ringraziarli per la comprensione».