È stata fatta nuova luce sugli ultimi anni dell'autore di una delle più grandi stragi del nostro paese
Dopo 14 anni di prigione, Tschanun si è trasferito in Ticino con un altro nome, ed è morto nel 2015 a causa di un incidente in bicicletta
ZURIGO - L'ex capo del genio civile della città di Zurigo, Günther Tschanun, che nel 1986 uccise quattro colleghi di lavoro, è morto più di sei anni fa in un incidente di bicicletta in Ticino, dove aveva vissuto - sotto nuovo nome - dopo aver scontato la sua lunga condanna.
Lo ha scoperto la giornalista di Tamedia Michèle Binswanger dopo laboriose ricerche, la cui prima parte è stata pubblicata oggi dal domenicale "Sonntagszeitung".
Due anni fa, durante una visita guidata al museo del crimine, ha saputo che Tschanun era morto in un incidente in bicicletta. In seguito ha richiesto gli atti di esecuzione penale e ha iniziato le ricerche, ha spiegato la stessa Michèle Binswanger al telegiornale della TV svizzerotedesca SRF.
Secondo il dossier, Tschanun è morto in un incidente ciclistico il 25 febbraio 2015, sulle rive della Maggia vicino a Losone, a 73 anni. Sul certificato di morte è stato identificato come Claudio Trentinaglia, nome con cui ha vissuto dopo il suo rilascio dalla prigione nel 2000.
Günther Tschanun fu l'autore di una delle maggiori stragi della storia criminale svizzera
Il 16 aprile del 1986, uccise a colpi d'arma da fuoco quattro colleghi e ne ferì in modo grave un quinto negli uffici dell'amministrazione municipale di Zurigo. All'origine del tragico gesto sarebbe stato il pessimo clima di lavoro dovuto a una serie di ristrutturazioni.
Fuggito in Francia, acciuffato dopo tre settimane e rimpatriato, Tschanun è stato condannato in prima istanza nel 1988 a 17 anni di reclusione per omicidio intenzionale plurimo. Nel 1990 la pena è stata aumentata a 20 anni dal Tribunale cantonale, che lo ha giudicato colpevole di assassinio plurimo.
Secondo l'atto d'accusa dell'epoca, il giorno della strage Günther Tschanun mise in atto un «piano attentamente meditato per liquidare i suoi antagonisti professionali». Decise di «distruggere coloro che, secondo lui, lo stavano distruggendo».
Il pluriassassino venne rilasciato nel gennaio del 2000, 14 anni dopo il crimine. La sua seconda richiesta di rilascio anticipato fu accolta sulla base di diverse perizie che attestavano che non era a rischio di recidiva.