La polemica del grafico e artista contro le "nuove" tecnologie: «Nel mio campo, ma non solo, è la fine di una civiltà»
Il professionista stronca l'avvento dei programmi di "grafica" gestiti dalle macchine: «La creatività ha una componente irrazionale insostituibile. Oggi tutto è design, ma per assurdo non si disegna più»
CASLANO - A quasi 80 anni Orio Galli è una persona di carattere e caratteri. Non tanto perché come grafico conosce storia e segreti della calligrafia, che giocosamente trasfigura in “galligrafia”, ma perché, nonostante o forse grazie all’età, resta uno dei pochi ticinesi che ancora coltivano l’arte della provocazione e della critica. Avverte, insomma, quel novecentesco bisogno di indignarsi. Virus che il presente sembra aver debellato. «Non lo faccio perché ho interessi di bottega da difendere» premette, seduto al tavolo del suo studio-galleria a Caslano.
Tutto design, nulla è design - Primo a ottenere il diploma federale di grafico in Ticino, autore di opere che lungo cinquant’anni di carriera hanno lasciato traccia, come il manifesto “Ticino: terra d’artisti”, Galli ne ha viste di tutti i colori. Ma il “grafico artificiale”, quello no. La notizia, rimbalzata qui di recente, di un programma d’intelligenza artificiale russo in grado di dare forma ai contenuti, lo indigna nel profondo. Ma, soprattutto, lo rafforza nella convinzione che la sua, come molte altre professioni, sia, se non morta, in inesorabile declino: «Nel mio campo, ma sono convinto che il discorso possa allargarsi, è la fine di una civiltà e di un mondo». Per età e mestiere, continua Galli, «ho vissuto il passaggio epocale tra l’analogico e il digitale. Tra la mano, cioè il peso della materia, e l’attuale nulla numerico». Lontani i suoi esordi, quando la sfida era far capire che un grafico non è una tabella: «Oggi invece tutto è design, dal cibo agli elettrodomestici, ma per assurdo non si disegna più».
La creatività è anche irrazionale - Ma torniamo a quella che per Galli è stata la svolta: «Il passaggio radicale, quando il lavoro è crollato da un giorno all’altro, risale al 1990. Sono gli anni in cui il computer da macchina per specialisti è rapidamente diventato strumento d’uso comune. Il problema è che la gente non aveva cultura e competenze. Nel contempo è uscito sconvolto il rapporto tempo-lavoro. Uno degli effetti è stato che, anche per moda, in moltissimi hanno scoperto la professione del grafico e di altri lavori creativi». Non boccia la tecnologia e il progresso in sé Galli, non fosse altro che oggi è convintamente vaccinato contro il Covid: «Ci sono vantaggi enormi, se penso alla medicina, ma rifiuto la mitizzazione che si è fatta della tecnologia. Che doveva restare solo uno strumento nelle mani dell’uomo. Uno strumento, aggiungo, stupido. Con una velocità, però, che la mente umana non riesce a inseguire. Ma proprio perché l’artificiale è “cretino” e razionale non va bene per la creatività che ha una componente irrazionale insostituibile».
Cornuti e mazziati - Gli stravolgimenti che la tecnologia ha portato nel suo lavoro lo fanno essere doppiamente critico: «Purtroppo oggi i nativi digitali non hanno più coscienza di quello che è stato e vivono un eterno presente». Il Cantone, prosegue, predica e razzola male: «Che senso ha creare oggi delle scuole di creatività? Nessuno. Oltretutto se a farlo è quello stesso Cantone che per anni ha tolto il pane ai professionisti, cornuti e mazziati, dando i lavori agli studenti di grafica. Con la scusa che gli studenti devono poter fare pratica su lavori concreti sono stati assunti durante i passati decenni numerosi mandati dalle scuole d'arte applicata. Il paradosso è che lo Stato, che dovrebbe alimentarsi del reddito dei privati, così facendo si autodistrugge».
Carta vs digitale - L’ultimo colpo di stilo è per il nuovo campus del Dipartimento ambiente costruzioni e design della Supsi a Mendrisio: «Pensavo fosse quello il luogo ideale per lasciare il mio archivio di lavori grafici. Mi hanno risposto che nella nuova sede non c’è spazio. Ma cosa insegna una scuola che non ha previsto un archivio? Così facendo sono i primi a negare il passato». Un archivio nella nuova sede, abbiamo appurato, ci sarà, ma con spazi ridotti per i materiali cartacei vista la volontà di archiviare i documenti in formato... digitale.