La clinica Santa Chiara verso una possibile vendita. A causa dei costi Covid sostenuti (e non rimborsati)
La direttrice Daniela Soldati: «Da mesi chiediamo al Cantone di pagare il dovuto. Non hanno fatto nulla. E ora siamo a questo punto»
LOCARNO - Gli aspiranti acquirenti volteggiano sopra la clinica Santa Chiara di Locarno. Dopo il gruppo Swiss Medical Network - proprietario già dell'Ars Medica di Gravesano e della clinica Sant'Anna di Sorengo - nei giorni scorsi si è fatta avanti la clinica Moncucco. È pronta a staccare un assegno - stando al Caffè - di circa 5 milioni di franchi per rilevare la concorrente locarnese.
Offerte che al malato, in un momento travagliato, non si sa se diano più sollievo o fastidio. La direttrice della Santa Chiara Daniela Soldati contattata da tio.ch/20minuti preferisce non commentare. «Sarà eventualmente il consiglio d'amministrazione, una volta riunitosi, a fare delle comunicazioni». Quanto alle difficoltà finanziarie in cui versa la struttura, punta il dito contro Bellinzona. «Una cosa è certa - precisa - ed è che siamo in questa situazione a causa dei mancati pagamenti da parte del Cantone per i costi legati all'emergenza Covid».
I ritardi nei pagamenti.
«No, i mancati pagamenti. Ad oggi la situazione non si è ancora sbloccata. È esattamente quella di tre settimane fa, quando le cifre sono state rese pubbliche».
Quanto ha inciso la pandemia sul bilancio della clinica?
«Abbiamo avuto un danno complessivo di 4,2 milioni di franchi. Ripartiti in 2,3 milioni di costi e 1,8 milioni di mancati ricavi».
La responsabilità della vostra crisi, quindi, sarebbe interamente del Cantone?
«Certo. Abbiamo ricevuto un decimo del dovuto, quando tutti gli altri cantoni della Svizzera hanno già saldato il conto»
È una situazione che tocca tutte le cliniche private, però.
«Tutte. Il Cantone ha pagato soltanto un decimo del contributo globale mensile, per cinque volte».
Altre realtà però hanno retto. La clinica Moncucco, ad esempio, che ora vuole acquistarvi.
«La differenza tra la Moncucco e noi è che loro i letti Covid che hanno messo a disposizione del Cantone li hanno riempiti. Noi no. A noi hanno fatto mettere a disposizione 37 posti letto che sono rimasti vuoti, per sette ottavi».
Un cortocircuito.
«Non potevamo ricoverare pazienti normali, e non avevamo pazienti Covid, quindi ci siamo trovati senza entrate. I pazienti Covid sono stati mandati a Bellinzona, nonostante nel dispositivo Covid secondo le risoluzioni governative il San Giovanni fosse stato completamente escluso a questo scopo. A noi hanno fatto aprire dei letti rimasti vuoti, e Bellinzona che non ne doveva aprire, ha ricevuto i pazienti».
Il direttore del DSS Raffaele De Rosa ha sottolineato però che, nel complesso, l'anno scorso la Santa Chiara ha ricevuto pagamenti per 10,4 milioni di franchi dal Cantone. Non pochi.
«È quello che dice De Rosa, ed è vero. Ma li abbiamo ricevuti come rimborso per i pazienti stazionari ricoverati in regime Lamal. Abbiamo ricevuto il dovuto e non un centesimo di più. Non è che il signor De Rosa l'anno scorso ci abbia fatto l'elemosina. Sono soldi dovuti per un'attività prevista da contratto di prestazione. I costi Covid sono tutta un'altra storia».
Quando contate di ricevere il resto dal Cantone?
«Non so se i soldi arriveranno, ma non arriveranno presto. Sono mesi che chiediamo al DSS di fare qualcosa. Hanno tutte le fatture e tutta la nostra documentazione in mano da agosto. Ma non hanno fatto nulla».
Nel frattempo, dei potenziali acquirenti si sono fatti avanti...
«È chiaro. In questo momento siamo a terra. Vedremo come andrà a finire. In ogni caso, in questa vicenda ci sono diverse cose che andranno chiarite al momento opportuno».