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GIUBIASCOAnche in Ticino c'è una "nomadland" (provvisoria)

30.04.21 - 09:09
Nel campo nomadi di Giubiasco la pandemia ha colpito duro: e gli Jenisch aspettano ancora una sistemazione definitiva.
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Vita quotidiana in un campo Jenisch svizzero (archivio)
Vita quotidiana in un campo Jenisch svizzero (archivio)
Anche in Ticino c'è una "nomadland" (provvisoria)
Nel campo nomadi di Giubiasco la pandemia ha colpito duro: e gli Jenisch aspettano ancora una sistemazione definitiva.
Introiti «dimezzati» per gli artigiani itineranti a causa del Covid. Intanto, le trattative per un nuovo campo sono saltate tre volte per l'opposizione dei Comuni.

GIUBIASCO - Nel campo nomadi di Giubiasco nessuno ha visto Nomadland. I cinema sono ancora chiusi, e comunque gli Jenisch di solito non ci vanno. Ma la pellicola di Chloé Zhao, premiata con l'Oscar pochi giorni fa a Hollywood, parla un po' anche di loro. «La vita sulla strada è dura» racconta Albert Barras, 53 anni, rigattiere: nell'ultimo anno i suoi introiti sono «quasi dimezzati». 

«La gente ha paura» - In fondo i problemi dei nomadi dimenticati d'America non sono così diversi da quelli dei nomadi svizzeri: e ultimamente sono aumentati. «La gente ha paura dei contatti umani, il Covid ha complicato molto le cose» spiega Barras, che lavora prevalentemente a domicilio. Non è un caso isolato. Su circa 3mila Jenisch e Sinti itineranti nella Confederazione, la maggioranza sono lavoratori indipendenti. 

Minoranza vulnerabile - Da marzo scorso la Catena della Solidarietà ha finanziato «centinaia» di consulenze a membri della comunità colpiti dalla crisi pandemica. «I nomadi sono una minoranza particolarmente esposta» spiega Simon Röthlisberger della fondazione "Un futuro per i nomadi svizzeri", che ha partecipato al progetto. «L'affiancamento finanziario e sociale è stato fondamentale per molti di loro, in questo momento di difficoltà». 

foto tio.ch/20minAlber Barras (a destra) nel campo di Giubiasco

La terra promessa - A Giubiasco i nuovi problemi si sono sommati a vecchie questioni in sospeso. L'area di sosta in via Seghezzone, aperta da marzo a ottobre, è una sistemazione "provvisoria" da diversi anni ormai. Il Dipartimento delle istituzioni ha attivato nel 2006 un gruppo di lavoro, per mettere a disposizione dei nomadi svizzeri (come da costituzione federale) un campeggio aperto tutto l'anno. «Finora abbiamo ricevuto diverse rassicurazioni, ma aspettiamo ancora» lamenta Daniel Huber, uno dei portavoce della comunità.

Trattative in corso - Ben tre trattative hanno avuto esito negativo, dal 2017 a oggi, per l'opposizione dei Comuni. Dal Cantone fanno sapere che una soluzione potrebbe arrivare «a breve». In ogni caso la soluzione temporanea di Giubiasco ha incontrato «la piena soddisfazione» dei soggiornanti stagionali: «La loro presenza decennale - sottolinea il Di - è stata positiva su tutti i fronti». 

Una nuova primavera - Superate alcune complicazioni risalenti alla primavera scorsa (dopo la chiusura dei campeggi, Berna ha introdotto una norma speciale per i campi nomadi) quest'anno l'area ha aperto regolarmente per accogliere il "popolo della strada". Barras in Ticino conta su un certo numero di clienti storici, e spera di rincontrarli presto. «La gente forse adesso avrà un po' meno paura» auspica. Chissà che anche l'Oscar non dia una mano. 

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