Per recarsi all'appuntamento è necessario prendere delle ore libere o, per chi può, fare uno scambio di turno.
Il Consiglio di Stato aveva però chiesto alle aziende una maggiore disponibilità in questo senso.
BELLINZONA - La campagna vaccinale in Ticino avanza finalmente più spedita. E la categoria di persone che può ricevere il preparato, gli over 55, è ora decisamente più giovane. Una popolazione, quella dei nati negli anni ‘50 e ‘60, che, essendo ancora attiva nel mondo del lavoro, potrebbe incontrare qualche difficoltà rispetto alla pianificazione degli appuntamenti per la somministrazione del vaccino. Sì, perché nei centri di vaccinazione del nostro Cantone si lavora a pieno regime da mattina a sera, da martedì a domenica.
Più flessibilità dal mondo del lavoro - Ed è qui che entrano in gioco i datori di lavoro. La scorsa settimana il Consiglio di Stato si è appellato alle aziende ticinesi, mandando loro una lettera che li invita a concedere, ai collaboratori che desiderano farsi vaccinare, la possibilità di assentarsi dal lavoro per il tempo necessario alla somministrazione della dose. Questa forma di cooperazione da parte delle aziende è stata definita dal Governo come «decisiva per la campagna di vaccinazione», ora, come «anche nelle prossime fasi».
Tre su tre - Tio/20minuti ha interpellato qualcuna delle maggiori aziende attive a livello ticinese, ma anche a livello nazionale, aziende parastatali che si suppone debbano essere in prima fila quando si tratta di seguire le raccomandazioni delle autorità, per capire qual è la loro politica in materia. Risultato: nessuna delle tre società, FFS, Posta Svizzera e Swisscom, concede, a chi ha ricevuto un appuntamento in orario di lavoro, di recarvisi senza fare uno scambio di turni o prendendo delle ore libere.
La posizione delle aziende - Patrick Walser, portavoce di FFS, giustifica questa scelta spiegando che «le visite mediche non fanno parte dell’orario di lavoro, e questo vale anche per le visite di vaccinazione». Le FFS tengono però a precisare che una parte importante del proprio personale è operativo sul campo (assistenti clienti, macchinisti) e che concedere loro delle ora libere tout court per andare a vaccinarsi avrebbe conseguenze importanti sulla clientela, come la soppressione di treni in caso di mancanza improvvisa di macchinisti. Sulla stessa linea di condotta Swisscom e La Posta. Quest’ultima e FFS relativizzano il problema spiegando che in questi casi si imbocca la via degli scambi di turno. Marco Scossa, portavoce della Posta, riferisce che l’azienda si impegna nel «facilitare il rispetto del termine fissato per la vaccinazione grazie ad esempio a scambi di turno e sostituzioni». Va però detto che non tutti gli impiegati delle Ferrovie federali e di Posta lavorano a turni. La portavoce Ivana Sambo spiega invece che, «grazie all’orario flessibile», i dipendenti di Swisscom «non hanno la necessità di spostare l’appuntamento ad altri giorni».
Spostamenti solo in casi eccezionali - Un’elasticità relativa, insomma. In caso non si possa assolutamente essere presenti all’appuntamento fissato, è comunque possibile, come esplicitato sul sito dell’Ufficio del Medico cantonale, spostarlo. Allo stesso tempo, viene però sottolineato che «questa possibilità è da usare solo in via eccezionale: se non vi fosse una data alternativa libera, si tornerà in lista d’attesa». Il Servizio comunicazione del Consiglio di Stato comunica di non disporre di «stime per gli spostamenti che l’utente fa tramite la piattaforma informatica, che rimane la modalità con cui procedere se si vuole posticipare l’appuntamento». Si stima però che, per quanto riguarda le domande poste al numero verde, circa 300 settimanali, «il 35-40% concerne la richiesta di modifica degli appuntamenti a causa di viaggio o di vacanza».