La ricetta di due granconsiglieri PPD per fare uscire i lavoratori esperti dall’assistenza. Governo finora in silenzio.
Giorgio Fonio: «Si tratta solo di usare meglio le finanze pubbliche che già devono essere messe in campo». Fiorenzo Dadò: «In Ticino questo è un tema urgente. Oggi più che mai».
BELLINZONA - Rappresentano circa il 25% delle persone in assistenza. E spesso, un lavoro, non lo ritrovano più. È il triste destino di tanti over 50 senza impiego in Ticino. Diverse di queste storie sono state raccontate di recente da Tio/20Minuti. E hanno suscitato parecchie reazioni. In primis da parte del tandem di granconsiglieri PPD Fiorenzo Dadò e Giorgio Fonio. «Nel 2018 – tuona Dadò – avevamo depositato un’iniziativa per favorire il reinserimento concreto degli over 50 nel mondo del lavoro. Da parte del Governo ticinese non abbiamo ancora saputo nulla».
Un incentivo di sostanza – Ma in cosa consisteva in pratica l’idea? Fonio spiega: «Al Cantone costa comunque tanto tenere queste persone in assistenza. Questi soldi andrebbero invece dati alle aziende come incentivo per assumere un lavoratore esperto. Il 60% del salario lo coprirebbe lo Stato, il 40% il datore di lavoro. Per un anno se il lavoratore ha tra i 50 e 54 anni, per due anni se il lavoratore ha tra i 55 e i 59 anni, e per tre anni se il lavoratore ha più di 60 anni».
«La gente vuole essere attiva» – Una specie di rendita ponte che accompagnerebbe dignitosamente i lavoratori alla pensione. «La gente vuole essere occupata – ribadisce Fonio –. Non chiede di essere mantenuta. Si tratta semplicemente di usare meglio le finanze che lo Stato già mette in campo. Al posto di destinarle a persone che stanno ferme, vengono messe a disposizione delle aziende. Imprese che non avranno più scusanti legate al fatto che un over 50 ha costi elevati».
«Costi sociali enormi» – Dadò insiste: «Se il Cantone non ci dà risposte, porteremo il tema in Gran Consiglio. In Ticino questo è un tema urgente. Oggi più che mai. E non riguarda solo il mondo dell’impiego. Una persona in queste condizioni magari va in depressione. E genera costi sociali enormi. Si tratta di professionisti che in tanti casi hanno dei figli. Ragazzi che smettono di studiare perché i genitori non ce la fanno a mantenerli. È desolante constatare che in tre anni non sia cambiato praticamente niente».
La richiesta non è rimasta inascoltata e il PPD è riuscito a ottenere l’inserimento dell’iniziativa all’ordine del giorno della sessione del Gran Consiglio del mese di giugno. «Ci si attende da tutte le forze politiche presenti in Gran Consiglio la massima collaborazione», si legge in una nota odierna.