La storia del 50enne Paolo Lazzeri. I donatori di organi in Svizzera sono sempre meno. Ma le cose potrebbero cambiare.
Marina Carobbio, presidente di Swisstransplant: «Si va verso la legge del consenso presunto in senso largo. È un tema sul quale è importante fare sensibilizzazione».
DINO (LUGANO) - «Psicologicamente è logorante. Non si vede una fine. La vita gira tutta intorno alla malattia». Paolo Lazzeri, di Dino, ha 50 anni. E ha un problema. Da circa cinque anni è in attesa di un rene. Non una cosa da niente in una Svizzera in cui mancano sempre più donatori di organi. «Facevo il pilota di elicotteri, ero molto sportivo. La mia vita è radicalmente cambiata».
La scoperta a 21 anni – Paolo ha una malattia autoimmune che colpisce la filtrazione dei reni. «Di entrambi i reni – precisa –. Me l'hanno scoperta quando avevo 21 anni. Col tempo, nonostante la malattia progredisca lentamente, la situazione si è oggettivamente aggravata. Ogni due giorni devo fare quattro ore di dialisi. E nel resto del tempo spesso mi capita di stare male. È tutto complicato».
Pochi donatori, e ci si è messo pure il Covid – Il tema della donazione di organi è sempre più dibattuto in Svizzera. Sono circa 1.500 gli svizzeri in attesa di un organo. Oltre 1.000 attendono un rene. Altri un fegato, un polmone, un cuore. «In Svizzera – fa notare Marina Carobbio, presidente di Swisstransplant – il numero di donatori di organi non è sufficiente a coprire i bisogni. Il Covid-19 ha complicato ulteriormente le cose. Ci sarà una mancanza di organi, con un aumento della lista di attesa che è già abbastanza lunga».
A Berna si discute – Recentemente il Consiglio Nazionale si è dimostrato favorevole al consenso presunto del trapianto di organi. «Già il Consiglio federale aveva dimostrato sensibilità – riprende Carobbio –. La palla passa dunque agli Stati, nella sessione di settembre. Quando si fanno i sondaggi, l'80% della gente sembra disposta a donare. Poi però accade troppo raramente, perché in assenza di una chiara volontà bisogna chiedere ai famigliari, i quali quasi nel 60% dei casi si esprimono contro la donazione d’organi».
Verso una svolta – La nuova legge consentirebbe l'espianto di organi a chi non mette esplicitamente per iscritto che non li vuole donare. «C'è un registro apposta. Uno dovrebbe manifestare la propria volontà. Se non dice nulla, vuol dire che è consenziente. In tal caso sarebbe comunque coinvolta la famiglia. Ecco perché si parla di consenso presunto in senso largo».
Il problema delle famiglie – Secondo Paolo Lazzeri si tratta di una bella prospettiva. Ma che porrà comunque qualche difficoltà. «L'ultima parola spetterebbe sempre ai famigliari. E spesso le famiglie vogliono mantenere integro il corpo del proprio caro. Io spingerei ulteriormente sulla possibilità di annunciarsi e registrarsi per chi vuole donare».
La grande occasione – Il 50enne di Dino avrebbe potuto ricevere il rene già tre anni e mezzo fa. Da suo fratello. «Ma gli trovarono un melanoma alla pelle. E la cosa non andò in porto per ovvie ragioni. Tra un anno e mezzo forse riproveremo. Intanto mi tocca aspettare. E non è per niente semplice».
«Potrebbe capitare a chiunque» – «La questione – conclude Carobbio – è davvero d'interesse pubblico, anche se la scelta rimane personale. Non si tratta di fatti privati. Bisogna sensibilizzare e capire che potrebbe davvero capitare a tutti una situazione di necessità».