Un manuale contro la radicalizzazione e l’estremismo violento può aiutarci anche nella vita di tutti i giorni.
Come? Ce lo spiega Alessandro Trivilini.
LUGANO - Ogni giorno siamo circondati da continui messaggi, che cercano di attirare la nostra attenzione per scopi ben precisi: solitamente vogliono venderci qualcosa. E il metodo che utilizzano è sempre lo stesso: la comunicazione persuasiva. “Noi siamo i migliori, compra da noi!”. “Tu non lo sai ancora, ma in realtà ti serve questo ultimo modello per essere al top” sembrano dire tante pubblicità.
La persuasione, se portata all’estremo, può essere anche dannosa. Basti pensare alle email di phishing, che cercano di farsi fornire i dati sensibili. O ancora alle tecniche di propaganda utilizzate dall’estremismo islamico.
Ed è proprio su questo ultimo punto che si concentra il nuovo libro di Alessandro Trivilini “La persuasione della propaganda”, come specifica bene il sottotitolo: “Manuale contro la radicalizzazione e l’estremismo violento”. Il libro ha lo scopo di fornire una sorta di “cassetta degli attrezzi” per fare in modo di poter riconoscere alcune situazioni pericolose quando ci si presentano davanti, con tanto di esempi pratici.
Ci siamo fatti raccontare di più dall’autore, Alessandro Trivilini, specialista in sicurezza informatica, nuove tecnologie e investigazioni digitali.
Come è nata l’idea di questo libro?
«È nato unendo le mie esperienze professionali interdisciplinari. È un libro che, come gli altri della collana, attraverso parole semplici va dritto al sodo, che è poi il mio modo di fare divulgazione scientifica.
Già in passato avevo trattato il tema della comunicazione sui social network in rapporto alla capacità di adescamento sia nel terrorismo che da parte dei pedofili. La comunicazione è utilizzata per persuadere le persone a compiere delle azioni in modo inconsapevole, almeno nella prima fase. Parlando poi con la Piattaforma cantonale di prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo violento, ho notato che oggi la comunicazione è un gran problema.
Questo libro vuole essere un brodo caldo per chiunque decida di avere la consapevolezza che il dialogo interpersonale è importante, e sarà sempre più importante per avere il controllo di chi o che cosa dialogherà con noi, per non arrivare a dire “non lo sapevo”, “non pensavo che queste cose accadessero anche qui da noi”. È un libro che dovrebbero leggere tutti, anche ripetutamente, perché non scade».
La pandemia ha avuto un ruolo particolare?
«La crisi sanitaria ha diffuso tanta sollecitazione emotiva che ha portato le persone a essere emotivamente fragili. E questo si somma al fatto che sono tornati gli attacchi da parte di estremisti e al fatto che la comunicazione è farraginosa. Sono partito da questi fatti per sviluppare un testo che fosse originale in termini di interdisciplinarità e mettesse assieme in modo pragmatico una “cassetta degli attrezzi” utile a individuare schemi potenzialmente pericolosi, e a irrobustire la capacità di stare in un dialogo interpersonale».
A chi è destinata questa “cassetta degli attrezzi”?
«Ho cercato di dare al libro un taglio accessibile a tutti, a partire dai 16 anni fino agli anziani. Lo scopo è quello di equipaggiare le persone ad affrontare il mondo in cui un algoritmo potrebbe in tempi rapidissimi metterci di fronte alla più grossa opportunità e non abbiamo il tempo, la consapevolezza e magari nemmeno la voglia di andare a vedere cosa c’è dietro, perché ci sta bene così. Questa cassetta degli attrezzi serve per allenarci e tenerci allenati. È pensata per le persone meno preparate, per fornire una maggiore consapevolezza del fatto che non è tutto così casuale, ma anche per coloro che usano determinati sistemi di comunicazione implicitamente come ad esempio a chi lavora nel marketing, nella negoziazione, fino all’avvocato. Serve anche per avere un maggiore senso critico e una migliore gestione nelle varie situazioni, ad esempio quando ci troviamo davanti un’email di phishing con “promozioni straordinarie e imperdibili” che poi vogliono solo sottrarci dati sensibili. O ancora riconoscere situazioni in cui il cyberbullo di turno sottomette una vittima, e fino ad arrivare al terrorista».
Come agisce, a grandi linee, un terrorista sui social media?
«Attraverso le piattaforme digitali costui avvicina le persone che esprimono la loro emozione in rete perché stanno vivendo un disagio. Le vittime vengono avvicinate con l’idea di poter trovare conforto. E per farlo ci sono diverse tecniche psicologiche e linguistiche, ed è importante conoscerle. Nel libro si trova anche un esempio di una discussione veramente accaduta».
Quanto è grande il ruolo della tecnologia?
«Molto. La profilazione dei nostri dati è un processo che è nato quando i colossi hanno cominciato a raccoglierli. Con 20 anni di raccolta dati da parte di Facebook, Google e Amazon si sono messe in moto delle procedure grazie alle quali, ad esempio nella sicurezza informatica, vengono costruite delle email di fishing così raffinate, persuasive e credibili che alla lunga riescono nel loro intento, perché magari ci hanno sorpreso in un momento emotivamente delicato. Gli otto elementi che elenco nel libro spero possano aiutare le persone ad aprire un po’ gli occhi, per aumentare la consapevolezza personale, per districarsi nel mondo attuale della comunicazione».
Qual è il rischio del farsi trovare impreparato?
«Portando all’estremo il processo informatico della profilazione, con tutti i nostri dati provenienti dai social media, ci sarà un giorno un algoritmo che deciderà per noi il gusto del gelato, il tipo di automobile o l’estetica della casa, per fare solo alcuni esempi. L’algoritmo, che non deve mangiare né dormire, continua a elaborare i dati, andando oltre alla capacità dell’essere umano. Per cui poi le persone credono davvero che tutte le email che arrivano siano davvero delle promozioni frutto del caso o che siano focalizzate solamente per loro».
Leggendo il libro, ho pensato a un parallelismo tra le tecniche comunicative utilizzate nel terrorismo e quelle utilizzate nell’ambito della violenza sulle donne, sia psicologica che fisica. È corretto?
«Certo. La famosa “cassetta degli attrezzi” serve proprio a individuare situazioni in cui un essere umano vuole dominarne un altro. Quando uno apprende per analogia (nel libro cito appunto un esempio di comunicazione realmente avvenuto) poi impara anche a prevenire, e a difendersi».
Perché questo libro è innovativo rispetto agli altri?
«Non è un libro sul terrorismo come ne parlano tutti, non è un libro sulla comunicazione come gli altri. Non ho inventato nulla di nuovo, semplicemente approccio l’argomento in maniera interdisciplinare, unendo vari elementi di settori diversi per spiegare il fenomeno. Lo psicologo studia il suo ambito, il linguista pure, il forense anche. Io ho unito gli argomenti in modo trasversale. Il libro non risolverà i problemi del mondo, ma è l’ideale se qualcuno ha la curiosità di capire meglio come difendersi (o di migliorare l’interazione con gli altri). Chi utilizza queste tecniche in senso positivo, magari un manager o un avvocato, può capire perché e come funzionano. Chi non conosce queste tecniche invece capisce come non subirle».
Dove si può trovare?
«È in vendita sul mio blog trivilini.info».