Il giovane regista bellinzonese Marco Bitonti le racconterà in un film. Parte la raccolta fondi per finanziarlo.
«Da sempre – sottolinea – sono sensibile alle problematiche sociali. Penso che una pellicola del genere possa sensibilizzare parecchio sul tema della violenza».
GORDOLA - È la sera del primo febbraio del 2008. È un venerdì. Damiano Tamagni, classe 1985, studente in scienze politiche e letteratura italiana a Zurigo, si trova a casa dei suoi genitori a Gordola. Di lì a poco uscirà per recarsi al carnevale della Stranociada di Locarno. Papà Maurizio è influenzato, ma gli dice che in caso di bisogno può sempre chiamarlo. Ricordi struggenti di una serata che si concluderà nel peggiore dei modi. Damiano morirà in seguito a un pestaggio in cui viene coinvolto senza motivo. A volere riportare alla luce questa drammatica storia è il regista bellinzonese Marco Bitonti, 31 anni. La racconterà in un film per il quale è partita recentemente una raccolta fondi sulla piattaforma progettiamo.ch.
Marco, perché questa scelta?
«Racconterò le ultime 24 ore di vita di Damiano. La pellicola, un cortometraggio, sarà pensata in modo internazionale. La sceneggiatura è dell'inglese Laert Karalliu. Da sempre sono sensibile alle tematiche sociali. Credo che questa vicenda possa sensibilizzare molto sul tema della violenza e del bullismo».
In questi mesi hai incontrato il papà e gli amici di Damiano. Cosa ti ha colpito?
«Il modo con cui Damiano viene ancora ricordato. Con tanto affetto. E poi papà Maurizio è una persona speciale. Disponibile. Certo, è un uomo ferito. Ma la sua forza e la sua apertura mi hanno sorpreso. E non è tutto. È come se Damiano avesse avuto una specie di presentimento quel venerdì sera».
In che senso?
«Il padre si ricorda che Damiano si affacciò a guardare dalla finestra. Si vedeva tutto il Locarnese. Damiano scrutava all'orizzonte. Come se fosse la prima volta che si trovasse nella casa in cui era cresciuto. Poi si soffermò a lungo a guardare la foto della sorella. E anche le parole premurose del padre pronunciate quella sera mi hanno lasciato un certo sgomento. Era come se sotto sotto sentissero che sarebbe capitato qualcosa».
Che idea ti sei fatto di questa vicenda?
«Damiano si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. L'ho capito anche intervistando gli amici che c'erano quella sera e leggendo gli atti del processo».
Non hai pensato di coinvolgere in qualche modo anche chi ha commesso questo crimine?
«Per un attimo sì. Ma poi ho preferito non farlo. Ci sarebbero state reazioni. Non era il caso. Nel film vorrei soffermarmi anche su come un atto così stupido ha cambiato la vita dei "carnefici" e delle rispettive famiglie».
Il video di lancio del progetto è molto commovente.
«C'è papà Maurizio che parla di suo figlio. Un ragazzo in gamba, bravo a scuola anche senza dovere studiare. Uno che amava i videogiochi e il militare. E a cui piaceva fare festa. Quella sera era uscito per andare a carnevale, una delle sue grandi passioni».
Quanto serve per realizzare questo film?
«Per la versione di base abbiamo previsto un budget di circa 28.000 franchi. Poi se dovessero arrivarne di più, tanto meglio. Non sarà una storia locale. Cercheremo di realizzare un prodotto che sia davvero utile socialmente e che possa essere considerato anche al di fuori dei confini nazionali».