Il Vaccicentro ha concluso il suo compito, ecco il bilancio del comandante della Protezione Civile di Lugano Campagna
Claudio Hess ricorda il bisogno di contatto umano, quasi cronometrabile, delle persone che si recavano al centro della PCi: «Non per nulla in quella fase vaccinavamo ad un ritmo più lento rispetto all'ultimo periodo»
TESSERETE - Un approccio professionale, ma al tempo stesso spontaneo. Ha colpito molti di quelli che si sono fatti vaccinare la capacità dei militi della Protezione Civile di infondere tranquillità in chi si recava nei diversi centri. Magari anche solo con un sorriso.
Il compito assolto - Uno dei tre mini-centri allestiti in Ticino, quello presso la Protezione Civile di Tesserete, domenica ha chiuso i battenti. Aperto, una prima volta, a fine gennaio per vaccinare gli anziani e, una seconda volta, per alleggerire la pressione sul padiglione Conza, il Vaccicentro ha svolto al meglio il compito affidato. «Le postazioni non vengono smontate, ma messe in stand-by. Nel caso ci fosse bisogno di riaprire - commenta Claudio Hess, comandante della PCi di Lugano Campagna. Il bilancio dell’attività svolta è estremamente positivo: «Tutti hanno preso davvero a cuore il loro compito e non c’è stato bisogno di insistere sul mostrarsi gentili e carini. È stato un atteggiamento naturale da parte di tutti quanti i militi. Eravamo stupiti anche noi professionisti».
La prima uscita dopo mesi - D’altro canto, in cambio i militi porteranno con sé un bagaglio di esperienze umane importanti. «La primissima campagna vaccinale, quella con gli anziani, è stata la più toccante - sottolinea Hess -. Si trattava di persone che uscivano per la prima volta di casa dopo una specie di clausura lunga un anno. L’impatto con il “Vaccicentro” è stato perciò speciale perché ha significato poter parlare con altre persone». Il comandante ha anche un aneddoto al riguardo: «Mi ricordo bene di una signora che dopo la vaccinazione ha chiesto di poter rifare il giro così da poter parlare ancora con i militi».
Un bisogno misurabile - La misura di questo bisogno di rapporti umani da parte degli anziani era quasi cronometrabile: «Non per nulla, in quella fase, vaccinavamo ad un ritmo più a rilento. Sei vaccinazioni all’ora per ogni corsia contro le nove dell’ultimo periodo. Proprio per concedere più tempo alle persone. Questo in aggiunta al fatto che era inverno e tutti arrivavano coperti con indumenti pesanti. Ciò che rendeva le operazioni un po’ più lente. Ma non era solo quello».
Un'estate comunque anomala - La giornata di domenica per la PCi di Lugano Campagna ha significato voltar pagina: «Un po’ con il magone, perché va a chiudersi qualcosa di importante» dice il comandante. Con la consapevolezza che quella del 2021 continua ad essere un’estate anomala: «In questo periodo stiamo svolgendo dei lavori di pubblica utilità. Non abbiamo invece potuto, per ragioni di prudenza, organizzare le tradizionali settimane di vacanze estive in Leventina con gli anziani, che si tenevano in questo periodo con quattro diverse case anziani. Lo scopo è anche quello di allenare i militi del Servizio assistenza, che poi ha prestato servizio al centro di vaccinazione. Speriamo nel prossimo anno». Lo sperano in molti.