Dopo la Francia, il medico cantonale Giorgio Merlani discute una possibile introduzione della misura nel nostro Paese.
«Ogni professione ha le sue peculiarità. Come si reagirebbe se un muratore dicesse di poter lavorare su un tetto, ma senza essere legato o portare il casco?».
BELLINZONA - Obbligo di vaccinazione per il personale sanitario. Per alcuni un grande sì, per altri un netto no. E dopo la sua recente introduzione in Francia, si infuoca la polemica nel nostro Paese. Secondo il medico cantonale Giorgio Merlani, intervistato su PiazzaTicino, non si vuole arrivare a questo, «ma se non ci saranno altre soluzioni, ci vorrà». Si tratta di una decisione politica, specifica, ma possibile secondo la Legge federale sulle epidemie.
Riflessioni importanti - Nel contesto della crisi pandemica, i curanti che rifiutano di vaccinarsi rappresentano «un problema», ammette Merlani. «Quello che pensiamo di fare è motivare le persone e aiutarle a fare una scelta informata. Vorrei che tutti arrivassero a un sì convinti e tranquilli. È però possibile che la politica decida anche per l'obbligatorietà, se non dovesse avere altre contromisure in mano». Il ragionamento da fare, specifica il medico cantonale, è che ogni professione ha delle sue peculiarità. «Come si reagirebbe se un muratore dicesse che può lavorare su un tetto, ma senza essere legato o portare il casco? Un poliziotto gira armato, e deve essere disposto ad affrontare delle persone pericolose. Il pompiere deve affrontare il fuoco». Allo stesso modo, secondo Merlani, «il sanitario deve chiedersi cosa implica il fatto che lavorando possa mettere a rischio una persona che non ha potuto essere vaccinata per via di possibili controindicazioni legate alla sua patologia, o qualcuno che non reagisce al vaccino perché, ad esempio, è in cura per la leucemia».