Si chiama Luca e costa 329 franchi. Da qualche settimana appare su diversi manifesti nella Svizzera italiana.
Dietro le quinte ci sarebbe una campagna volta ad affossare il voto di fine settembre sul matrimonio per tutti. Indignazione da parte d'Imbarco Immediato: «Idea sgradevole e di basso livello».
LOCARNO - Si chiama Luca, è un bel bimbo con gli occhi azzurri e costa 329 franchi. Bambini in vendita su cartelloni pubblicitari. Le strade della Svizzera italiana da qualche settimana sono tappezzate da una campagna che rischia di sollevare un polverone enorme. A farla volontariamente fuori dal vaso, ancora una volta, il guru del marketing ticinese Michel Ferrise, l'uomo che tutti ricordano per Balairatt: «Faremo discutere – spiega con sicurezza –. Ed è quello che i miei clienti mi hanno chiesto».
Un matrimonio vero – Mentre nel frattempo è stata annunciata una conferenza stampa in programma per mercoledì a Lugano, Ferrise non vuole dire altro. Ma si intuisce che il tema in questione è quello del voto federale sul matrimonio per tutti agendato per fine settembre. In ballo c'è il diritto al matrimonio vero e proprio, non più solo all'unione registrata, per le coppie omosessuali.
La sottile sfumatura – I cartelloni andrebbero a pungere l'opinione pubblica su un preciso paragrafo della nuova legge. Quello cioè in cui si consentirebbe alle coppie lesbiche di accedere all'inseminazione artificiale. Ecco da dove emergerebbe la metafora del bambino in vendita.
«Strumentalizzazione» – La voce sta circolando anche negli ambienti lgbt, dove si sta creando un'ondata di indignazione. «Arrivare a strumentalizzare i bambini per un voto del genere è qualcosa di sgradevole – sostiene Federico De Angelis, coordinatore d'Imbarco Immediato –. D’altra parte notiamo che anche su scala nazionale i sostenitori del “no” stanno puntando su queste vie di basso livello».
«Messaggio distorto» – De Angelis non digerisce le modalità della campagna ticinese. «In particolare perché distorce il messaggio del voto, puntando apposta su un aspetto secondario. In realtà si vorrebbe semplicemente avere un’uguaglianza di tutte le coppie, garantendo loro diritti simili a quelli delle coppie eterosessuali. Attendiamo la conferenza stampa per saperne di più».
«Ben vengano le reazioni forti» – Insomma, a circa un mese di distanza dal voto del 26 settembre, il dibattito si fa infuocato. Uno dei promotori della campagna ticinese, contattato da Tio/20 Minuti, ha chiesto il momentaneo anonimato e non si è dimostrato preoccupato per le possibili reazioni forti: «Anzi. Ben vengano».