La denuncia di Unia e Ocst davanti alle porte di Cebi SA: «Chi ritira i nostri volantini viene fotografato»
C'è aria di tensione in vista della sottoscrizione del CCL che, di fatto, congela gli stipendi per 5 anni a pochi mesi dall'entrata in vigore del salario minimo. I sindacati storici chiedono un intervento urgente del Governo per frenare questa tendenza.
STABIO - La tensione era palpabile, e ciò nonostante nemmeno un lavoratore si sia affacciato per assistere alla breve manifestazione di Unia e Ocst, oggi pomeriggio, di fronte ai cancelli della Cebi Micromotors di Stabio.
L'incontro era voluto per mettere in guardia i lavoratori dal Contratto collettivo di lavoro che alcune aziende del Mendrisiotto hanno tirato fuori per, stando a Vincenzo Cicero, co-segretario di Unia, «aggirare il salario minimo che entrerà in vigore dal 31 di dicembre». Le aziende in questione sono la Plastifil a Mendrisio, Ligo Electric a Ligornetto e, ora, Cebi Micromotors.
«Atteggiamento intimidatorio» - Difficile, per i sindacalisti sul posto, anche solo distribuire dei volantini. Una telefonata svela il motivo: «Dalla direzione stanno fotografando le targhe di chi si ferma a prenderli», spiega Giorgio Fonio segretario regionale Ocst, denunciando «un atteggiamento intimidatorio che sta creando un clima di terrore tra i lavoratori».
Il nuovo CCL - Oggetto delle tensioni, appunto, il nuovo CCL tirato fuori dal cilindro a pochi mesi dall'entrata in vigore del salario minimo. Un CCL che, stando al volantino di Unia e Ocst, «ha come unico scopo quello di eludere la volontà popolare e continuare a impoverire le lavoratrici e i lavoratori, indipendentemente dalla loro provenienza». E che sarebbe stato imposto ai lavoratori con «la minaccia di licenziamenti e delocalizzazioni».
Tra le "peculiarità" di questo Contratto collettivo si ha innanzitutto un salario orario di 3/4 franchi inferiore ai 19 franchi l'ora previsti dalla nuova normativa. Ma non solo. Sono diversi i punti che, come sottolinea Nenad Jovanovic – vice Segretario Regionale di Ocst, lo rendono peggiorativo rispetto alle condizioni lavorative preesistenti.
L'attacco a TiSin - Dietro a questa manovra, oltre alle aziende sopra citate c'è un sindacato, TiSin, creato un anno e mezzo fa, sostenuto da alcuni esponenti della Lega dei ticinesi, e già ribattezzato come «farlocco» da Ocst e Unia. Per i sindacati storici si tratterebbe infatti di «un'associazione padronale pagata direttamente dall'azienda». «Praticamente l'azienda paga il pizzo al sindacato. Lo sceglie e lo paga», incalza Cicero. «TiSin - prosegue - è un'organizzazione che di fatto serve ai padroni, come dimostra la scelta d firmare questi contratti collettivi aziendali che vanno a esclusivo vantaggio delle imprese. E non è un sindacato, visto che il diritto di voto non lo hanno gli associati, ma i fondatori».
L'appartenenza politica di questi fondatori è un altro punto della discussione. «TiSin è una creatura della Lega dei Ticinesi, un partito che si è costruito politicamente istigando la popolazione ticinese contro i frontalieri additandoli come la causa di tutti i mali - si legge sul volantino -. Oggi mostrano con chiarezza la loro faccia schierandosi al fianco dei peggiori padroni che circolano in Ticino, promuovendo il dumping salariale e sociale».
La richiesta di intervento - Unia e Ocst chiedono dunque ai lavoratori di segnalare situazioni come quelle che si stanno venendo a creare, a soprattutto chiedono un «intervento politico urgente». «Il Dipartimento delle finanze e dell'economia (DFE) dice che saranno i tribunali a decidere il da farsi, ma il Governo non può nascondere la testa dentro la sabbia. Deve annullare subito questi CCL».