La favola: Stefano Bernasconi, vittima di un incidente a 16 anni, "esordisce" coi veterani del Lugano. Senza subire gol.
L'arto gli era stato amputato dopo che era stato travolto da un treno. Ma lui non ha mai mollato: «Ho una vita bellissima. L'unica cosa che non so fare è allacciarmi le scarpe».
LUGANO - Quando dopo il fischio d'inizio un avversario ha subito cercato di fargli gol da metà campo, lui ha abbozzato un sorriso. «Avranno pensato che con la mia disabilità sarebbe stato facile segnarmi», ironizza. Stefano Bernasconi, portiere con un braccio solo, è invece uscito dal campo di Cornaredo, a Lugano, senza subire reti. Il match del campionato over 40 si è disputato di recente. Davvero una bella favola quella di questo 43enne di Riva San Vitale che all'età di 16 anni è finito sotto il treno, perdendo l'arto sinistro. «Io non ho mai perso la passione. Portiere ero e portiere sono voluto rimanere».
Anima rock – Stefano abita a Riva San Vitale, è sposato e ha due figlie. Lavora come regista di continuità in televisione, è appassionato di calcio, di hockey e ha un anima rock. La sua è la storia di un personaggio brillante. Capace di rialzarsi con tutte le sue forze da una situazione difficile. «Era il 1995 quando mi capitò l'incidente. Ero a Bellinzona e stavo aspettando il treno, per una tragica fatalità sono finito sui binari».
Forza di volontà – Un episodio che segnerà per sempre la vita di Stefano. E che lo costringerà a rinunciare a un braccio. Il giovane, dopo alcuni mesi difficili, non si perde d'animo. E torna a giocare. «Come giocatore di movimento e anche come portiere nelle leghe inferiori».
La chiamata a sorpresa – Da circa cinque stagioni aveva smesso di parare nelle porte grandi. Quelle del "calcio vero", in partite ufficiali. Fino alla chiamata dei seniori del Lugano (over 40) che si sono ritrovati per una sera senza gli estremi difensori titolari. «In questi anni non avevo mai smesso di giocare in realtà. Avevo partecipato a diversi tornei amatoriali. Ad esempio con i Camaleonti di Boris Angelucci, una squadra che mira all'inclusione sociale di persone con disabilità. Coi Camaleonti ho un po' il ruolo di assistente».
Zero reti subite – Fatto sta che l'avversario di turno, il Morbio, si è ritrovato di fronte un portiere senza braccio sinistro. Tornando però nel Mendrisiotto senza segnare alcuna rete (e incassandone quattro). «Ho fatto diverse parate. Tra cui una su un calcio di punizione da 16 metri. Al termine della partita, uno spettatore che non conoscevo mi si è avvicinato e mi ha detto "bravo, sei un grande esempio per tutti". Prima del match ero un po' nervoso, poi col passare dei minuti mi sono rilassato. Ricordo che durante la teoria pre-partita il coach diceva ai compagni di "aiutate Stefano che probabilmente non riuscirà a trattenere i palloni dopo una parata". Io ho subito replicato: "certo che riesco a trattenerli. O almeno ci proverò"».
Le stringhe delle scarpe – Quel braccio ormai non c'è più da decenni. Stefano ci è abituato. Gli altri no. «Capita che qualcuno tenda a sottovalutarmi. O a pensare che non sia in grado di parare. Io ci rido sopra. E faccio il possibile per dimostrare che si sbaglia. Senza problemi. La mia vita? È bellissima e normalissima. Sono felice. L'unica cosa che non riesco ancora a fare è allacciarmi le scarpe. Direi che non è un grosso problema però».