I promotori della petizione: «Deve rimanere un servizio a favore della collettività».
L'idea del Municipio: «trasformare una parte della piscina in un campeggio a 5 stelle», come sottolinea l'associazione XCarona
LUGANO - Ben 2465 firme "Contro la privatizzazione della piscina di Carona" sono state depositate questa mattina presso la cancelleria comunale. "La piscina deve rimanere un servizio a favore della collettività", è il nome della petizione che, in poche settimane, ha «suscitato grande interesse tra i cittadini, allibiti dal progetto presentato dal Municipio di Lugano che intende trasformare una parte della piscina in un campeggio a 5 stelle (Glamping)», come segnala l'associazione XCarona.
«Un prezioso servizio pubblico - sottolineano - verrebbe di fatto sottratto ai cittadini per darlo in concessione al Touring Club Svizzero (TCS) per i prossimi 40 anni: privatizzando quindi la maggior parte del terreno più pregiato e lasciando ai cittadini una piccola parte di terreno roccioso in prossimità di strada e posteggi».
XCarona, auspica che il Consiglio Comunale «approfondisca le numerose criticità di questo controverso progetto e sappia dare risposte più esaustive ai cittadini di Lugano in merito a: sostenibilità dell’investimento, opportunità del partenariato pubblico-privato, modifica del piano regolatore e della destinazione d’uso, impatto ambientale, privazione di un servizio ai cittadini, ecc...».
Contro questo controverso progetto si sono espresse anche diverse illustri personalità: «È un’operazione sproporzionata! Se la città investe 6 milioni di franchi nelle infrastrutture della Piscina (a fronte di 1 solo investito dal privato) e poi cede ai privati la maggior parte del terreno, significa che in realtà privatizza gli utili e socializza le perdite», ha sottolineato Sergio Rossi, professore di economia all'Università di Friborgo.
«Se il Comune continuerà a gestire la piscina non si tratterà di una privatizzazione totale, ma visto che si cede buona parte del terreno al privato si tratta comunque di una forma di privatizzazione. Una privatizzazione di questo tipo non può essere di pubblico interesse, perché il privato gestisce secondo logiche di mercato e non secondo i bisogni della collettività», aggiunge Graziano Pestoni, dell'Associazione per la difesa del servizio pubblico.