Chi non è vaccinato (o guarito) deve ormai sottoporsi ripetutamente ai test. Che possono però avere conseguenze negative
Vi è infatti il rischio d'irritare la mucosa nasale e di causare delle microemorragie. «Farlo in maniera assidua non fa bene al naso», spiega il Primario di Otorinolaringoiatria dell'EOC Renato Piantanida
LUGANO - Effettuare in modo ripetuto un tampone nasale è una pratica ormai necessaria per chi non vuole o non può vaccinarsi. Lo si deve effettuare - 48 o 72 ore prima, in base al tipo di test - ogni volta che ci si vuole recare all’interno di bar e ristoranti, in innumerevoli strutture sportive, culturali e per il tempo libero, e per poter partecipare a manifestazioni ed eventi. Ma spesso, ogni 2-3 giorni, anche per lavorare. Sono infatti sempre più le aziende che richiedono il Certificato covid.
Irritazioni ed emorragie - Una routine che tuttavia non è priva di rischi per la salute. «Per quanto mini invasiva, è una manovra che va comunque a creare uno stato irritativo delle mucose e che può portare a microemorragie. Ripeterlo in maniera assidua è quindi logicamente qualcosa che non fa bene al naso», spiega il Primario di Otorinolaringoiatria dell'EOC Renato Piantanida. Anche perché - prosegue l'esperto - la superficie del tampone non è liscia ma è scabra (vi sono i pelucchi che servono a raccogliere il materiale biologico). «Anche questo è un elemento di disturbo». Infine stiamo entrando in un periodo in cui raffreddori e malanni di stagione rendono il naso più sollecitato e più fragile.
Una manovra alla cieca - Un ulteriore pericolo è legato all'esecuzione del test. «Per quanto chi esegue queste manovre abbia ormai un buon livello d’esperienza, si tratta di una manovra alla cieca perché si introduce il tampone nel naso senza sapere dove si è esattamente. Si hanno dei riferimenti, ma non è un’endoscopia in cui si vede tutto», illustra Piantanida.
Una prospettiva che suscita perplessità - Insomma, i rischi ci sono e non sono da sottovalutare, anche se parlare di eventuali casistiche è prematuro: «Finora noi non abbiamo avuto riscontri di danni acuti o casi da pronto soccorso. E non c’è ancora una letteratura in questo senso. Ma di fronte alla prospettiva di ripetere un tampone ogni tre giorni, magari per dei mesi, certamente sarei un po’ perplesso».
Un circolo vizioso - «Anche perché - fa notare ancora il Primario di Otorinolaringoiatria - se una persona dovesse avere una microlacerazione della mucosa, che per guarire deve essere lasciata in pace, automaticamente si escluderebbe la fattibilità del tampone almeno finché il naso non è guarito». E dunque la possibilità di andare al ristorante. Ma renderebbe pure complicato recarsi in ospedale per un controllo medico (essendo necessario il Certificato covid per accedere alle strutture sanitarie).
Una soluzione solo temporanea - L’esperto è quindi persuaso che i tamponi siano una soluzione solo temporanea in attesa della cosiddetta immunità di gregge. E che da un punto di vista medico il vaccino sia una soluzione migliore rispetto ai ripetuti tamponi. «Al di là degli aspetti virologici, come otorino non posso sicuramente prospettare qualcosa che per il naso non va bene», conclude Piantanida.