Il comitato d'opposizione al PSE ha presentato le sue argomentazioni in vista del voto del 28 novembre.
«Nessuno mette in dubbio lo stadio e il palazzetto, ma le altre opere non servono alla città. E non diteci che non c'è un piano B», è stato evidenziato dai membri.
LUGANO - «Siamo convinti che Lugano ha bisogno di uno stadio e di un palazzetto dello sport. Sono strutture che tutti vogliono da sempre. Ma questo progetto si è allungato e si è arricchito di contenuti che non capiamo». È con queste parole che il Comitato d'opposizione al Polo Sportivo e degli Eventi (PSE), composto da personalità luganesi di varia provenienza politica e da un gruppo di associazioni luganesi, ha aperto la conferenza stampa indetta in vista della votazione popolare prevista il 28 novembre.
Il piano B c'è eccome - La questione sportiva, insomma, non viene messa in dubbio. Ma è stata inserita in un grande pacchetto che comprende anche una parte «speculativa e immobiliare». «E non è vero che non c'è un piano B. C'è ma non ce lo vogliono dire», ha sottolineato Fulvio Pelli, membro del Comitato. Gli interessi, anche privati, per la realizzazione di uno stadio ci sono (così come ci sono stati altrove in Svizzera). Così come le possibilità alternative di finanziamento, a tassi decisamente più favorevoli rispetto a quelli proposti dai "partner" della città.
Saturazione del quartiere - Martino Rossi è invece entrato nel concreto del progetto «che saturerà Cornaredo», con la nuova arena sportiva che andrà a occupare il sedime che attualmente ospita altri campi, mentre al posto dell'attuale stadio verrebbero costruiti degli edifici destinati ad abitazioni e uffici. «Meglio rinunciare alla soppressione completa dell’attuale stadio, per mantenere la pista d’atletica e il campo di calcio da destinare agli allenamenti del FC Lugano, come previsto nel progetto presentato nel 2012», ha illustrato.
Sì allo sport, no al resto - La posizione del Comitato d'opposizione è quindi chiara: togliere dal progetto le componenti amministrative (due torri per uffici e il blocco dedicato ai servizi) e residenziali (quattro palazzi di nove piani), lasciando spazio unicamente alle strutture sportive. In modo da «non sperperare denaro e beni pubblici».
Perché altri uffici e abitazioni? - Questo perché oltre ai 167 milioni previsti per la realizzazione di due opere pubbliche «necessarie» - lo stadio omologabile per la Super League e il Palazzetto dello Sport - sono previsti almeno altri 218 milioni per le opere private, con la cessione per 90 anni di quasi 33'000 m2 di terreni pubblici a Cornaredo. «E tutto ciò per realizzare uffici e abitazioni, che a Lugano sono in eccesso e sfitti», fa notare il Comitato d'opposizione.
Squadre giovanili allontanate dal Polo - Vi è poi la problematica dello spostamento della pista di atletica e dei campi d'allenamento (costo 11 milioni) che implica pure che le squadre giovanili del Lugano Calcio, nonché il Rapid Lugano, lascino Cornaredo per il Maglio di Canobbio (altro investimento di 37 mio), «costringendo i giovani a inutili e poco ecologici spostamenti».
Traffico e ambiente - Ed è proprio l'ambiente, oltre alle casse del Comune, un altro tasto dolente del progetto voluto dal Municipio: «Si vanno a creare nuove zone edificabili private su terreni destinati a opere pubbliche». Lo spostamento a Cornaredo di alcuni servizi dell'amministrazione comunale danneggerebbe inoltre i quartieri più centrali - «che vanno fatti rivivere» - e genererebbe ulteriore traffico «in una zona già satura».
Una strada sbagliata - A tal proposito Maria Clara Magni, intervenuta a nome delle associazioni ambientaliste che hanno aderito al comitato, ha ricordato che oltre agli «edifici invasivi» e ai «palazzoni», verrà costruita una nuova strada a quattro corsie (via Stadio) dove oggi ci sono i posteggi fra la zona nord e quella sud del comparto. «Una scelta tutt'altro che ecologica e sostenibile, che taglia in due il Polo», ha concluso.
Troppe bugie dai promotori - Danilo Baratti (Verdi) ha invece posto l'accento sulla conservazione di ciò che è ancora funzionale (il vecchio stadio, che non va abbattuto): «Un principio a noi caro». Ma anche sugli importanti mezzi dispiegati dai promotori del PSE e su alcune «bugie» dette da questi ultimi. Su tutte, come sottolineato nuovamente da Tamara Merlo (Più Donne), l'assenza di un piano B che permetta a Lugano e ai luganesi di avere finalmente uno stadio all'avanguardia.