Soluzioni e proposte al centro della seduta odierna della Commissione della sanità che valuta il piano del Governo
Al centro del messaggio c'è il potenziamento della formazione con l'aumento di una cinquantina di allievi in infermieristica. L'obiettivo è di formarne 250, molti di più rispetto al passato ma ancora insufficienti per il fabbisogno che supera i 320
BELLINZONA - Potenziare la formazione in un settore, quello infermieristico, che ha mostrato di essere tanto vitale quanto fragile nell’ultimo anno e mezzo di pandemia. Si è parlato soprattutto di questo, oggi, durante la seduta della Commissione sanità e sicurezza sociale che intende varare, entro dicembre, il relativo rapporto al messaggio governativo 8009.
Il piano d'azione - Un messaggio corposo con cui il Governo presenta un piano d’azione per il rafforzamento della formazione professionale nel settore sociosanitario in risposta a ben sei atti parlamentari. Quella odierna per i commissari è stata una giornata d’ascolto dei principali referenti nell’ambito della formazione, in quello infermieristico e degli ospedali. Un osservatorio della sanità formato da Paolo Barro (Direttore del Centro Professionale Sociosanitario Infermieristico), Franco Gervasoni (direttore della SUPSI) e Paolo Colombo (Direttore della Divisione della formazione professionale) ha quindi elaborato un documento in risposta a tutte le esigenze sollevate dai parlamentari.
Dagli stage al burnout - «Volevamo capire come intendono migliorare l’attrattività e la formazione degli infermieri» spiega la presidente della Commissione, Maristella Polli. Sul tavolo di lavoro sono quindi finiti i problemi aperti a livello di scuola e di lavoro negli ospedali, ma anche alcune proposte per risolverli. «Abbiamo cercato di stimolare delle soluzioni, ad esempio, in che modo aiutare gli infermieri negli stage con i giovani. Se aumentiamo gli stage il personale avrà sempre meno tempo per seguire i pazienti. Ci potrebbero essere persone, come dei docenti di teoria infermieristica, che affiancano gli infermieri alleviandone il carico». E questo è un esempio. «Abbiamo chiesto di trovare soluzioni dal punto di vista della burocrazia e dell’amministrazione, cui sono sempre più sottoposti, permettendo loro avere più tempo per i pazienti e i giovani in formazione». La discussione ha toccato anche il tema delle possibilità di carriera. Ma anche di chi la professione l’ha lasciata a causa del «burnout che solitamente subentra dopo circa 15 anni di lavoro. Stanno cercando di implementare dei progetti per recuperare chi si è allontanato dalla professione, offrendo loro delle alternative. Evidentemente non è facile».
Una cinquantina di allievi in più - Infine c’è il tema del potenziamento della formazione. Un aspetto su cui punta il messaggio che la Commissione intende portare quanto prima in Parlamento. L’obiettivo è di licenziare, se possibile, entro dicembre il rapporto che sarà elaborato dalla relatrice Laura Riget. «Così da implementare tutti i correttivi e i miglioramenti entro la prossima stagione scolastica - spiega Maristella Polli -. In particolare si parla di un aumento di una cinquantina di allievi in infermieristica». Non sarà la toppa che chiude il buco, ricorda la presidente. «Il messaggio resta una risposta parziale alle richieste, non entrando molto nel merito della professione dell’infermiere. Occorre fare in fretta perché i frutti non si vedranno prima di 4-5 anni. Naturalmente con 50 giovani in più non arriveremo al fabbisogno. L’obiettivo è raggiungere quota 250-60 allievi, decisamente di più del centinaio che sfornava la scuola negli ultimi decenni, ma meno del fabbisogno che è di 320-360 infermieri». Non ancora la cura, ma più di un cerotto dunque.