L'iniziativa parlamentare urgente dell'UDC spiegata da Massimo Suter e Paolo Pamini
Lo scopo è di rendere automatica la conversione in certificati Covid dei test salivari già oggi effettuati nei diversi posti di lavoro
BELLINZONA - La conversione automatica dei test aziendali in certificati Covid veri e propri, sostenuta dall’iniziativa parlamentare urgente depositata stamani dall’UDC, ha un ispiratore nel presidente di GastroTicino Massimo Suter e un primo firmatario nel deputato Paolo Pamini.
Non per viaggi, ma per lo svago - Lo scopo principale del “certificato Covid aziendale” non sarà quello di avere un documento valido per viaggiare all’estero, ma un altro: «I test aziendali finora vengono eseguiti per certificarsi all’interno dell’azienda che non vi siano contagi - dice Massimo Suter -. Il nostro proposito è di trasformarli in certificati Covid per andare, ad esempio, alla partita, al ristorante, in palestra, al cinema o in un museo. La nostra volontà è appunto questa, anche perché esiste già una base legale data dalla Confederazione».
L'ispirazione grigionese - L’idea, ripresa da un progetto avviato da e nel Canton Grigioni, è quindi di estendere la spendibilità fuori dall’uscio dell’azienda di questi test, che nel progetto grigionese sono di tipo salivare PCR (di semplice utilizzo ed eseguibili a casa) e poggiano sulla piattaforma easytesting.ch tramite cui può essere richiesto il relativo certificato attraverso il semplice invio di un codice QR. Se oggi i test aziendali sono già molto diffusi in campo sanitario, il proposito è di coinvolgere maggiormente il settore del turismo, che in Ticino conta oltre duemila aziende per oltre 20mila dipendenti. «Io ho dato l’input - conferma Suter -. Il senso è quello di consentire a questi impiegati di poter andare al ristorante avendo in mano un certificato a tutti gli effetti. Oggi invece fanno un test, ma non hanno questa libertà di azione. Lo scopo è di creare un indotto aiutando il nostro settore, ma anche quello del tempo libero più in generale».
«Non sprechiamo i test» - Quanto ai costi generati dall’iniziativa, il deputato Paolo Pamini osserva: «Non mi immagino grandi cifre, visto che tutto il processo è già instaurato. Attenzione, i test oggi vengono già fatti, si tratta di far sì che le persone già testate oggi in azienda - nell’industria ad esempio - possano ottenere in cambio un certificato Covid. Tutto qua, con uno sforzo minimo». La questione, sottolinea il granconsigliere, «è di non sprecare questi test che già oggi vengono fatti».
«Più sicurezza sul posto di lavoro» - Oltre a creare indotto nell'industria del tempo libero, l'ulteriore obiettivo dell'iniziativa è di blindare ulteriormente le aziende dalle quarantene: «Certo - dice il presidente di GastroTicino -, ma soprattutto si potrà dare la possibilità alle nostre aziende di iscrivere i propri impiegati in questo sistema di certificazione, aumentando così la sicurezza sul posto di lavoro. Consentendo, al tempo stesso, ai nostri impiegati non vaccinati di usufruire delle attività del tempo libero e del turismo sul territorio».
Chi paga il conto - A livello di costi, nei Grigioni il test aziendale è gratuito e finanziato da Cantone e Confederazione, con un termine temporale di gratuità fissato al 30 novembre. Questa la base legale, ciò significa che da dicembre questo test non sarebbe più pagato dalla Confederazione, ma dall’azienda? «Beh, sì potrebbe essere così. Dall’azienda… o dal dipendente» ammette Suter. Ciò non significa che la finestra temporale d’applicabilità in Ticino si chiuda a fine novembre… «La nostra idea è appunto di estendere questo tipo di test ad altri settori economici. Oggi invece abbiamo dei test interni senza valenza fuori dal posto di lavoro».