Medici di base sollecitati «con insistenza». Secondo Christian Garzoni è il momento di introdurla
L'infettivologo della Moncucco: «L'immunità diminuisce più in fretta per anziani e persone fragili». E invita Berna a rompere gli indugi
LUGANO - I mesi passano, l'inverno è alle porte. E la seconda dose forse non basta più. In una casa di cure lucernese quattro pazienti vaccinati sono deceduti per Covid da inizio settembre (ne abbiamo parlato qui).
L'infettivologo Christian Garzoni è tra gli esperti che spronano la Confederazione a decidere in tempi brevi. «Evidentemente non ho voce in capitolo. Ma i dati oggettivi disponibili dicono che l'immunità diminuisce col passare del tempo, e lo fa più in fretta nelle persone anziane o con un sistema immunitario debole» spiega il direttore sanitario della clinica Moncucco.
La valutazione sulla terza dose è in corso ma le autorità sanitarie - Ufsp, task-force, Swissmedic - ci stanno impiegando più che in altri paesi. Italia, Germania, Francia hanno già iniziato la nuova campagna vaccinale. «Non si tratta di stabilire se, ma quando è opportuno effettuarla e a chi. Non vanno valutati solo gli anticorpi, ma anche l'immunità cellulare, e non è una scelta semplice» sottolinea Garzoni.
«Sono tuttavia dell'idea che sia il momento di comunicare una decisione e proporre la terza dose. I medici di famiglia ricevono con insistenza richieste d'informazioni al riguardo, e c'è una grande insicurezza. Sono passati ormai dieci mesi dalle prime vaccinazioni in Svizzera». Secondo il virologo non si tratta di una decisione politica, ma puramente medico-scientifica: «Credo che il governo si adeguerà al parere degli esperti».