Un gruppo di cittadini si china su cultura, abitabilità, appartenenza e sfide future con una serie di proposte
LUGANO - Lugano avrebbe il potenziale per diventare una città aperta, innovativa, ancora più vivibile per tutte e tutti. Ma: Lugano è una città in crisi che ha bisogno di nuovi spunti e stimoli. È quanto sostiene un gruppo di cittadini «che vive e investe economicamente, culturalmente e socialmente in questo territorio».
Nello specifico, si tratta dell'architetto Monique Bosco-von Allmen, dell'imprenditore sociale ed esperto in politiche giovanili Edo Carrasco, del professore universitario Boas Erez, dell'architetto Sophie Maffioli e dell'operatore culturale Damiano Merzari. Un gruppo che propone quattro spunti di riflessione per avviare una discussione sui problemi e sul futuro della città, anche guardando ad altri modelli.
La cultura - Innanzitutto si parla di cultura. Una cultura nella quale la città investe molto, con musei, festival e teatri. Ma «la cultura non si trova esclusivamente nei musei o nella bellezza delle rappresentazioni teatrali o musicali che vediamo e consumiamo» spiega il gruppo. Servirebbero pertanto spazi per la sperimentazione. La proposta è la creazione di «un'associazione che raggruppi le diverse istanze di produzione culturale che nasce dal basso, nei quartieri, tra le nuove generazioni e i nuovi abitanti». Il gruppo pensa alla Reithalle di Berna, a La Coupole di Bienne e alla Rote Fabrik di Zurigo.
Città abitabile (da tutti) - Un'altra riflessione riguarda la Lugano abitabile. Questo perché la città «ha una qualità di vita eccellente, destinata però a pochi e che sempre meno persone possono permettersi». Insomma, non bisogna pensare soltanto ad abbienti e anziani. Guardando a modelli d'oltre San Gottardo, la proposta è di prevedere «forme abitative di utilità pubblica e senza fine di lucro». E si chiede anche che la città prenda «una posizione chiara sulla destinazione degli edifici (momentaneamente) inutilizzati». L'obiettivo è di attrarre le giovani generazioni e le famiglie.
Sentirsi parte della città - Si tratta poi di creare un senso di appartenenza alla città. Un senso di appartenenza che non si può più basare su una Lugano delle banche, della ricchezza e della discrezione. Questa storia fa ormai parte del passato, secondo il gruppo. «Lugano deve investire, con feste ed eventi, con coerenza e partecipazione, in una nuova “narrazione”, che possa creare un’identificazione di un’ampia parte della popolazione». In questo modo la città diventerebbe un bene di molti. I modelli? Matera “città della cultura", Berlino "città di tutti", Zurigo "città multiculurale, Basilea "città dei musei e dell'arte”.
Prepararsi al futuro - Infine, il gruppo sostiene che la città abbia bisogno di «maggiori strumenti di comprensione per risvegliarsi, per iniziare un dibattito approfondito tra cittadini e politici, che sia pragmatico e teso verso il futuro». Questo in vista delle sfide dal punto di vista ecologico, della pianificazione del futuro, delle dinamiche demografiche e delle attrattività e capacità d'innovazione economica. In questo caso, l'idea è di creare un luogo di riflessione permanente e di promozione del dibattito sul futuro di Lugano. Un luogo che dovrebbe essere vicino alla produzione della conoscenza e Lugano, e dunque alle scuole universitarie. In questo modo la città si potrebbe preparare al futuro, insieme alla popolazione, e in collaborazione con studenti e studiosi.