Chi è l'imprenditore che realizzerà il Polo Sportivo, votazione permettendo? Lo abbiamo intervistato.
Martin Kull ha trasformato un'azienda familiare nel secondo colosso dell'edilizia elvetica. Sta investendo nella campagna per il "sì" e promette abitazioni «a prezzi moderati».
LUGANO - Se il 28 novembre passerà il "sì" alla votazione sul Polo sportivo di Lugano, a costruirlo sarà Martin Kull. Il nome dice poco ai ticinesi. Eppure il 62enne di Frauenfeld ha firmato alcuni dei più grandi cantieri degli ultimi anni in Svizzera - tra cui lo stadio di Bienne - trasformando la sua ditta familiare nel secondo colosso delle costruzioni del paese. Il suo segreto? «L'affidabilità, e metterci la faccia» dice. «Rimaniamo un'azienda gestita dai proprietari».
Signor Kull, è vero che si è sposato in un cantiere?
«Verissimo. Mia moglie e io siamo soci in affari. Abbiamo scelto un luogo adatto».
È cresciuto in una fattoria in Turgovia, in mezzo al verde. Ma non è molto amato dai Verdi, almeno a Lugano. È un nemico della natura?
«L'ecologia è fondamentale in ogni progetto immobiliare oggi. Ci impegniamo molto più di tante altre aziende nel costruire adottando le metodologie ecosostenibili più moderne. E questo è anche uno dei motivi per cui abbiamo successo».
Cosa ne pensa della città di Lugano? Alcuni dicono che c'è troppo cemento.
«Lugano è senza dubbio una delle città più affascinanti d'Europa. La posizione è straordinaria e l'atmosfera ticinese rende Lugano "the place to be"».
I toni della campagna referendaria si stanno scaldando. I contrari parlano di speculazione.
«A mio avviso la campagna si sta svolgendo con la massima correttezza e ognuno espone i propri argomenti. Il progetto del Pse ha senso sotto tutti i punti di vista, ed è di fondamentale importanza per la popolazione luganese. Lugano è un'importante città svizzera e necessita finalmente di una valida infrastruttura sportiva».
Per la Città il progetto non è realizzabile, senza coinvolgere i privati. Per voi lo Stadio non è un investimento interessante, senza la parte immobiliare?
«Dobbiamo essere consapevoli che grandi infrastrutture sportive possono essere costruite sostanzialmente solo attraverso un finanziamento misto, ad esempio una combinazione di abitazioni, uffici e strutture sportive, come a Lugano. In tal modo i costi sono sostenibili per tutte le parti coinvolte».
Si teme che saranno abitazioni fuori mercato. Troppo costose.
«I prezzi saranno moderati e orientati al mercato»
Avete costruito stadi in altre città svizzere. Quello di Lugano è un osso particolarmente duro?
«Non direi. Siamo stati confrontati più volte con votazioni, l'ultima volta a Zurigo. Ritengo assolutamente sensato che simili progetti siano legittimati dal voto popolare. A Lugano la particolarità è che il committente non è un privato, ma la città stessa».
Il cantiere avrà un indotto economico sul territorio?
«Ovviamente costruiamo, laddove ha senso, insieme a imprese locali. Conviene anche in termini economici. Ma non sono in grado di dire quante persone lavoreranno nel cantiere e dopo, negli uffici. Bisognerebbe chiederlo alla Città».
La Hrs sta investendo nella campagna referendaria?
«I sostenitori hanno creato un fondo in cui versano ciascuno il proprio contributo, a eccezione della Città. Hrs vi prende parte, come tante altre organizzazioni partecipanti».