«Faremo scontenti alcuni volontari e utenti, ma la sicurezza è fondamentale», così il presidente René Grossi.
La speranza della sezione ticinese è che gli automobilisti siano rispettosi e non facciano accorrere i volontari se non possono adempiere al requisito del certificato.
BELLINZONA - Qualche bicchierino di troppo e la macchina appresso? Niente panico, nel nostro cantone sta tornando Nez Rouge. Anche se con qualche clausola pandemica in più: sia volontari che utenti dovranno infatti disporre del certificato Covid e indossare la mascherina.
Sicurezza al centro - «È chiaro che qualcuno avrà fatto e farà polemica», commenta il presidente di Nez Rouge Ticino René Grossi. «Faremo scontenti alcuni volontari e utenti, ma riteniamo fondamentale che la sicurezza venga garantita per entrambe le parti». E qualche critica in più, nel momento in cui il servizio prenderà il via, ci sarà sicuramente, prevede Grossi: «Perché il centralino che risponderà alle chiamate chiederà subito all’automobilista se ha il certificato».
Si confida nel rispetto degli utenti - Ma il rischio di fare giri a vuoto, dal momento in cui il vero controllo viene effettuato solo dal vivo, c’è: «Speriamo che l’equipaggio non venga chiamato per andare ad esempio fino a Bosco Gurin per scoprire che l’utente non è né vaccinato, né guarito né testato».
Si parte a metà dicembre - Il servizio si svolgerà in versione light, con un numero più limitato di volontari, puntualizza il presidente. Il riscontro dei volontari è comunque stato positivo: «All’inizio ero un po’ scettico sul futuro, perché era da un anno e mezzo che avevamo interrotto l’attività. Sono invece rimasto positivamente stupito dalla risposta dei volontari, che si sono già iscritti in una trentina». Il servizio entrerà in funzione dalle 22 alle 2 del mattino il weekend del 17-18 dicembre e poi del 24-25 dicembre. Per la notte di capodanno sarà invece attivo dalle 24 alle 6 di mattina.
Chi sì, chi no - La sezione ticinese di Nez Rouge è una delle poche che ha deciso di tornare in attività a livello svizzero. E, arrivato il momento di confrontarsi tra le diverse antenne della Fondazione, si è creato un bel dibattito, conferma Grossi: «C’era chi diceva “non si tratta di una professione, quindi è inutile mettere a rischio i nostri volontari”». Ma, conclude Grossi, «noi abbiamo comunque deciso di farlo, per rimarcare la nostra presenza anche in vista dei futuri carnevali».