In cerca di casa, una ticinese non vaccinata si è sentita «gravemente discriminata».
La sua è una denuncia densa di delusione: «Vogliamo ritornare alle leggi razziali?».
TESSERETE - Solo vaccinati, guariti o testati. Una regola ferrea, ormai da due mesi a questa parte, al ristorante, in palestra, al cinema e in discoteca. Ma, sempre più, il certificato Covid è richiesto anche in ambiti dove, almeno secondo le disposizioni del Governo federale, non è obbligatorio. È il caso di alcuni datori di lavoro, di impianti sciistici, e, secondo una segnalazione fatta a Tio/20minuti da una lettrice sprovvista di Covid-pass, anche di un locatore ticinese. E quella che doveva essere una potenziale affittuaria grida allo scandalo.
Alla ricerca di un nido nella natura - La signora, che fa parte di una famiglia di alpigiani e specifica di vivere «lontano dalla civiltà», è alla ricerca di una casa in affitto a stretto contatto con la natura. Dopo un’attenta ricerca, scrive, il proprietario di una casa in Capriasca le ha chiesto di incontrarla per conoscerla e discutere una possibile locazione.
Affittasi a tutti, tranne che ai non vaccinati - «Questa persona mi ha dato appuntamento per sabato davanti a un bar di Tesserete», racconta la lettrice, ma le cose non sono andate proprio come si aspettava. «Io ingenuamente, dato che non ricordo nemmeno quando sono entrata in un bar l'ultima volta, non vedendolo di fuori sono entrata nel bar, dove lui era seduto ad un tavolo». A quel punto, come da prassi, «la barista mi ha chiesto di mostrare il Covid-pass, e io ho detto di non averlo». Da lì, una reazione che ha lasciato la signora di stucco: «Il proprietario della casa, ancora prima che ci presentassimo e avessimo scambiato due parole, mi ha detto che lui non affitta ai non vaccinati, e mi ha liquidato così, gelandomi il sangue».
Un ritorno alle leggi razziali? - Per l’alpigiana, la delusione per quello che definisce «un grave episodio di discriminazione» è grande. Tanto da sollevare riferimenti storici al periodo della seconda guerra mondiale: «Vogliamo ritornare alle leggi razziali? Non abbiamo imparato niente?». E, dicendosi «preoccupata per il futuro che stiamo preparando per i nostri bambini»: «Queste cose vanno denunciate, non si deve rimanere in silenzio».
«Vale la libertà di contratto» - «Il proprietario può affittare a chi vuole», commenta Renata Galfetti, segretaria cantonale della Camera ticinese dell'Economia Fondiaria (CATEF), «come può decidere di non affittare a chi possiede un cane, suona uno strumento, o ha cinque figli». E sottolinea: «C'è la libertà di contratto».
Un comportamento anticostituzionale? - L'Associazione svizzera inquilini sezione Svizzera Italiana, dal canto suo, riferisce di non aver ricevuto segnalazioni di casi simili. «Che dei locatori vogliano mettere nel loro appartamento una persona con determinate caratteristiche, di principio, è legale», specifica l'avvocatessa dell'ASI Céline Dellagana-Rabufetti. «Si potrebbe però trattare, secondo il diritto pubblico, di discriminazione di un modo di vita, e che questo comportamento possa essere anticostituzionale». E, riguardo al paragone fatto con animali e strumenti musicali: «È un'altra cosa, perché in quei casi c'è la possibilità che si rovini l'appartamento o si disturbi la quiete di altre persone. Mentre la vaccinazione è una scelta di vita che non ha un impatto di questo tipo».