Incendio al glorioso Mulino, i sentimenti del direttore Alessandro Fontana: «Obiettivo primavera 2023».
Una quindicina di dipendenti e nessuno ha perso il lavoro: «Grande solidarietà imprenditoriale». Intanto si aspetta la licenza edilizia.
MAROGGIA - Dodici lunghissimi mesi. Per Alessandro Fontana, direttore del Mulino di Maroggia, sembra essere passata una vita da quel 23 novembre 2020. Il giorno del grande rogo che ha distrutto una storica azienda ticinese. «A un anno di distanza – sospira – non si è riusciti a risalire alle cause dell'incendio. Sappiamo che è partito dal piano terra o dal magazzino. Ma ci sono solo ipotesi e c'è stato il decreto d'abbandono da parte della Procura».
Quali sono le sue emozioni oggi?
«Contrastanti. L'intensità di questi 365 giorni è stata enorme. Abbiamo lavorato a ritmi folli per cercare di rimettere le cose a posto. D'altra parte non posso dimenticare la solidarietà della gente comune. È stato aperto un conto, ancora attivo, su cui finora sono stati versati complessivamente 50.000 franchi. Non so cosa faremo di questi soldi, ma ne faremo buon uso a tempo debito».
Una quindicina di dipendenti. E nessuno ha perso il lavoro. Un miracolo?
«Il Cantone non ci ha concesso il lavoro ridotto. E questo mi ha lasciato perplesso. Però un paio di operai beneficiano di una disoccupazione parziale. Altri invece sono stati piazzati momentaneamente presso altre aziende. C'è stata grande solidarietà imprenditoriale. Circa la metà invece lavora ancora al Mulino. Con mansioni legate alla logistica».
Il Mulino produce derivati del grano e della segale. Ma al momento la produzione è ovviamente ferma.
«Curiamo la produzione di un collega. Gestiamo la logistica dell'ultimo miglio, lo smistamento della merce. Riceviamo le ordinazioni e le consegniamo ai clienti».
Quando potremo rivedere il Mulino in funzione?
«Siamo in attesa della licenza edilizia. Fortunatamente non ci sono state opposizioni da parte dei vicini. Se tutto va bene, inizieremo di nuovo a produrre a primavera 2023».
Paradossalmente questa disgrazia aziendale ha fatto crescere l'interesse per la vostra struttura. Se ne rende conto?
«Eccome. Abbiamo ricevuto segnali di affetto da ovunque. E ci siamo resi conto di quanto il Mulino sia impresso nel DNA di Maroggia. Tutto questo ci spinge ad andare avanti. La gente ha voglia di vederci rinascere».
La stima dei danni si aggira attorno ai 10 milioni di franchi.
«È chiaro che non tutto sarà coperto dalle assicurazioni. Anche perché, vista la situazione, ci sarà un ammodernamento dei macchinari. Abbiamo in ogni caso la possibilità di scrivere un nuovo capitolo della gloriosa storia di questo edificio».