Il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini spiega perché in questo momento non ha senso parlare del ruolo dei cantoni.
Per somministrare il booster agli under 65 mancano le necessarie autorizzazioni, ma non le risorse: «Sappiamo esattamente quante dosi servono. E per somministrarle ci sono anche farmacie e studi medici».
BELLINZONA - «I cantoni non sono pronti per la somministrazione della dose di richiamo del vaccino contro il coronavirus. Devono, e avrebbero dovuto, fare di più». L'articolo pubblicato oggi dalla SonntagZeitung ha sollevato un problema che in realtà non c'è, secondo il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini. Che da noi contattato ha spiegato: «Non solo siamo pronti, ma da un punto di vista organizzativo sarà molto più semplice rispetto alle prime due dosi».
In attesa del via libera - Tuttavia prima di poter iniziare con la campagna è necessaria l'omologazione di Swissmedic e la raccomandazione dell'UFSP, che a oggi per gli under 65 ancora non ci sono (eccetto i gruppi a rischio per quanto riguarda l'omologazione. «Per questo dire che i cantoni non sono pronti non ha senso - ribadisce Zanini - anche perché, non essendoci l'omologazione, formalmente non abbiamo ancora il diritto a vaccinare questa fascia di popolazione».
Requisiti non rispettati - C'è poi un altro punto non trascurabile: il richiamo viene raccomandato a una distanza che non deve essere inferiore ai sei mesi dal momento in cui è stato completato il ciclo di due iniezioni. Per questo, allo stato attuale, non c'è nessuno al di sotto dei 65 anni (e non a rischio) che soddisfa i requisiti. «La fase 7, quella degli over 55, era stata attivata ai primi di maggio. Queste persone avevano ricevuto la seconda dose in giugno. Se aggiungiamo sei mesi arriviamo a dicembre. Se anche dovessimo partire in gennaio rientreremmo nelle tempistiche corrette», sottolinea il farmacista cantonale.
Dosi più facili da prevedere e da somministrare - Anche le insinuazioni secondo cui non ci sarebbero le risorse necessarie sono false, secondo Zanini: «Le dosi ci sono e anche il personale non manca, visto che contrariamente alla scorsa primavera, oltre ai centri di vaccinazione, potremo avvalerci di un centinaio di farmacie e di altrettanti studi medici». Che, se l'adesione fra chi ha ricevuto le prime due dosi sarà del 100%, contribuiranno a somministrare la terza dose a 51mila persone in dicembre, 53mila in gennaio e 40mila in febbraio.
I numeri sì, i nomi no - Insomma, le autorità conoscono già, addirittura giorno per giorno, il fabbisogno massimo di dosi di vaccino. Toccherà poi alla popolazione aderire alla campagna. Proprio in questo senso non sarebbe quindi ipotizzabile richiamare (nel senso di contattare...) la popolazione una volta "scaduti" i sei mesi? «No. È una cosa che non possiamo nemmeno fare - assicura Zanini - perché abbiamo i dati solo di chi si è vaccinato nei nostri centri. I dati di chi si è vaccinato in farmacia li ha solo il farmacista, idem per gli studi medici. Esiste sì una banca dati globale, da dove vengono estratte le statistiche, ma l'accesso non ce l'ha nemmeno il Medico cantonale». In altre parole, si conoscono quante persone sono state vaccinate (e quando), ma non si conoscono i loro nomi.