Dietro le quinte del progetto mediX ticino, coordinato dall'infettivologo Christian Garzoni.
«Più fiducia al proprio dottore, scegliendo un certo modello assicurativo. Ma anche più ricorso a farmaci generici e stop ai sonniferi agli anziani».
LUGANO - Il nome, mediX ticino, è sintomatico. Dietro c'è una progetto che vuole rilanciare il ruolo del medico di famiglia. A coordinarlo è l'infettivologo Christian Garzoni. «Da decenni il ruolo del medico di famiglia è in crisi. I colleghi sono oberati di lavoro, con difficoltà nel trapasso generazionale e stipendi nettamente inferiori agli specialisti. La professione ha perso attrattività».
Il vostro movimento conta 110 medici di famiglia (oltre un quarto di quelli attivi in Ticino): qual è il punto chiave su cui insistete?
«Ce ne sono diversi. Ma quello più d'attualità è legato alla scelta da parte del paziente di un modello assicurativo che dà piena fiducia al medico di famiglia. Solo un terzo dei ticinesi al momento approfitta di questa possibilità, che tra l'altro consente risparmi sui premi di cassa malati che oscillano tra il 10 e il 18%».
Eppure tutte le casse malati offrono questa possibilità. Perché non viene colta?
«Spesso non vi è informazione a sufficienza o non viene compresa. Altre volte il paziente preferisce avere la libertà di potere andare da qualsiasi specialista senza chiedere un parere al medico di famiglia. Altre volte ancora per pigrizia si preferisce percorrere altre vie. È chiaro che optare per un modello basato sul medico di famiglia presuppone di avere poi un grande rapporto di fiducia col proprio dottore».
Aumenterebbe la responsabilità del medico insomma.
«Sì. Ed è quello che vogliamo. Il bisogno di medici di famiglia sul territorio è molto alto. Ma non sono sufficientemente considerati. Le reti di medici di famiglia di questo tipo danno ulteriori strumenti ai medici per migliorare le cure proposte a beneficio della popolazione».
La conseguenza è che mancano nuove leve disposte a rilevare gli studi di chi andrà in pensione.
«Se andiamo avanti così rischiamo di avere una grave carenza di medici di famiglia. Quello che proponiamo è di ridare al medico di famiglia il ruolo di coordinatore autorevole, e aiutare il paziente a non essere solo in un sistema sanitario sempre più complesso».
I medici di famiglia avvertono un senso di abbandono?
«Per ovviare a questo sentimento chi fa parte della nostra rete si ritrova una volta al mese per condividere esperienze e conoscenze nei cosiddetti "circoli di qualità". Un modo anche per avere linee guida condivise sui problemi medici frequenti e un aiuto concreto e mirato grazie a svariati progetti di qualità promossi dalla rete».
Il vostro progetto, nato nel 2019, non si ferma a questo...
«No. Abbiamo molti altri progetti di qualità. Abbiamo lanciato una campagna forte per un uso maggiore dei farmaci generici. Questo al fine di ridurre i costi della salute. Inoltre bisogna assolutamente ridurre le prescrizioni di psicofarmaci e sonniferi ai pazienti anziani. Se ne danno troppi. Siamo partiti con la certificazione di qualità EQUAM di tutti i nostri studi medici. L'obiettivo è quello di aumentare ulteriormente la qualità delle cure».