Il nascita di tre lupacchiotti è «una cattiva notizia» commenta l'associazione per la protezione dai predatori
Il presidente Armando Donati critica la narrazione "buonista" sulla cucciolata in Val Onsernone: «Gli allevatori sono disperati. Qualcuno ha scaricato l'alpe a luglio. C'è chi ha smesso l'attività e chi sta pensando di fare altrettanto».
BELLINZONA - Fanno sempre tenerezza le cucciolate. E quindi non fa meraviglia che anche la nascita di tre lupacchiotti in Val Onsernone abbia intenerito il cuore di più di un lettore. La notizia, immortalata da una webcam dell'Ufficio della caccia e della pesca che mostra - ma ci vuole occhio di lince - il giovane branco sfrecciare sotto un cielo di neve, è stata invece accolta con evidente preoccupazione dall’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori (APTdaiGP).
Nubi nere sull'allevamento - In una presa di posizione, dal titolo “Come travestire in buona una cattiva notizia”, il presidente Armando Donati, parla di «un ulteriore segnale, indiscutibile, che per l’allevamento tradizionale non ci sarà futuro». A sostegno di ciò, l’associazione porta le cifre del 2020, quando in Ticino si sono contati una ventina di avvistamenti, altrettanti attacchi e 59 capi predati (senza considerare i capi dispersi). I numeri del 2021 sono, per ora, fermi a 19 avvistamenti e a una quarantina di animali uccisi in una dozzina di attacchi.
«La nostra disperazione» - Queste fredde cifre tuttavia, per Donati, non dicono tutto: «Non dicono, ad esempio, l’inquietudine, la sofferenza, la frustrazione, in alcuni casi anche la disperazione, degli allevatori colpiti e delle loro famiglie. Qualcuno ha scaricato l’alpe in luglio! Non se la sentiva più di veder diminuire i propri animali ogni volta che saliva per controllo settimanale. E non tornerà più su quell’alpe. Altri hanno dovuto rinchiudere i propri animali in stalla già in ottobre. C’è chi ha smesso la propria attività di allevatore di ovini o caprini e c’è chi sta meditando di fare altrettanto».
«Narrazione buonista del Cantone» - «I ripetuti avvistamenti di questi ultimi due anni, in diverse regioni del cantone, ci portano - afferma Donati - a temere che siano già in formazione altre coppie. Le autorità invece tendono a tacere o addirittura a sottovalutare». L’APTdaiGP sottolinea che «l’espansione dei predatori sta mettendo in apprensione ogni allevatore. A cosa serve un “monitoraggio sempre attivo e dinamico” se i risultati non vengono condivisi con i diretti interessati? E come accogliere la narrazione buonista del comunicato del Dipartimento del territorio che non manca di concludere con una beffarda e maligna allusione a una presunta negligenza da parte degli allevatori?».
«Lupo libero, pecore in stalla» - La conclusione per Donati è una sola: «Il lupo rimarrà strettamente protetto e libero di espandersi come natura comanda mentre gli animali domestici, anch’essi amanti della libertà, dovranno finire rinchiusi in recinti e stalle. Pascoli alpestri e prati di montagna si inselvatichiranno e i prodotti nostrani ce li ricorderemo come particolarmente gustosi. E agli allevatori, a quei pochi rimasti, che messaggio di solidarietà invieranno le nostre autorità cantonali e federali?».