Pornografia da giovanissimi, parla la sessuologa: «Si rischiano dipendenza, frustrazione e violenze»
L'esperto d'informatica: «I controlli parentali non sono sempre sufficienti. Bisogna conoscere gli strumenti che si mettono in mano ai nostri figli».
LUGANO - Di base non ha svelato nulla di nuovo, ma essendo probabilmente la cantautrice più in voga del momento, le sue dichiarazioni (comunque forti) hanno fatto il giro del mondo. Billie Eilish, prodigio del pop statunitense, ha confidato in un'intervista di aver cominciato a guardare siti porno all’età di undici anni. Ciò le ha creato una dipendenza che ha avuto conseguenze sulla sua stabilità mentale. «Mi ha dato incubi e creato un sacco di problemi con il 'dating', quando ho cominciato a vedere davvero persone e a fare sesso», ha sottolineato la ventenne vincitrice di sette Grammy. «Penso che il porno sia una disgrazia - ha aggiunto -. Ne ho guardato tanto, per essere onesti. Ho cominciato a undici anni perché mi aiutava a sentirmi "cool" e "una del branco". In realtà mi ha distrutto il cervello, mi ha dato incubi perché il contenuto che guardavo era spesso così violento».
Ma l'impatto della pornografia sulla sessualità è davvero così importante? Lo abbiamo chiesto alla sessuologa Kathya Bonatti.
«Non mi stupisce che questa giovane abbia avuto dei traumi. C'è una dimensione emotiva che può esserne sconvolta se si fruisce di contenuti pornografici in così tenera età. Purtroppo, va detto, la pornografia è diventata l'insegnante principale per quel che riguarda la diseducazione sessuale. Le informazioni che vengono passate, infatti, non corrispondono a quello che avviene nelle relazioni fra due persone. Soprattutto non quando i partner sono giovani».
Le conseguenze quali possono essere?
«Quando le persone fanno un uso massiccio della pornografia, rischiano prima di tutto di cadere in una dipendenza. In secondo luogo rischiano di vivere una frustrazione dovuta al fatto che la realtà non corrisponde alle aspettative, e arrivano a sostituire la vita di coppia con il porno. Questo soprattutto nel mondo maschile. Da una ricerca ginevrina condotta qualche anno fa sui 16enni che andavano con le prostitute è emerso che queste ultime erano terrorizzate dai giovanissimi proprio per il loro approccio all'atto sessuale. Il motivo? Le richieste che ricevevano erano di prestazioni "particolarissime", non gradevoli e spesso violente. Essendo fruitori di pornografia, questi ragazzi hanno imparato a collegare il piacere e i propri orgasmi a una sessualità che non sempre si può vivere con il partner nella vita reale».
Ci sono quindi tutta una serie di risvolti non piacevoli a cui far fronte...
«Emergono sicuramente una frustrazione, ma anche una difficoltà ad avere relazioni appaganti quando ci si trova a doversi calare nella dimensione della quotidianità, quindi in una relazione stabile. Ecco che iniziano i tradimenti e le relazioni a doppio binario, ad esempio. Tutto ciò a causa della discrepanza tra il vissuto nella coppia e il piacere che è stato consolidato in anni di consumo di materiale pornografico».
Sembra che ragazzi e ragazze percepiscano diversamente il mondo della pornografia. E che i primi ne fruiscano in modo più massiccio, mentre le ragazze in qualche modo ne subiscano gli effetti.
«I maschi dissociano più facilmente la sessualità dalla parte emotiva. Mentre le donne hanno più spesso il bisogno di coinvolgere la dimensione emotiva che, nella pornografia, è però assente. Non a caso sessualità e sesso sono due aspetti distinti. Nel porno il piacere è legato al sesso, ed è solo genitale. La sessualità invece include un'aspettativa di coinvolgimento emotivo. Per quello che riguarda il vissuto femminile c'è quindi da una parte la mancata soddisfazione di questi bisogni, dall'altra l’imbarazzo per eventuali richieste "scomode" dei partner, che diventano sempre più pressanti».
D'altra parte se ci si "educa" a certe pratiche, poi le si cerca anche nella realtà...
«E la pornografia offre un menù vastissimo. Dalle orge agli scambi di coppia, fino ai limiti in cui si trovano la mancanza del consenso e la violenza che, seppur recitati, restituiscono un codice di comportamento che in linea di massima non corrisponde all'ideale di pacere femminile. La risultante è per gli uomini un'insoddisfazione nel non ritrovare nella realtà il piacere che si aspettavano, per le donne è un piacere slegato dalle emozioni che non soddisfa i bisogni profondi».
E poi c'è tutto l'universo di brutalità che, specie nella donna, rischia di essere subito.
«Il porno relega spesso la dona a mero oggetto. Al primo posto c'è quindi il rischio del danno alla stima di sé, di non sentire di avere un valore e dover così snaturare i propri bisogni e la propria personalità per compiacere l'altro. Anche per non essere escluse. Perché molte donne pensano che quella sia la normalità. D'altra parte è ciò che mostra anche il cinema "tradizionale": si incontrano, lui la porta a casa, chiude la porta, la sbatte contro il muro e la penetra. E a lei dovrebbe piacere così».
Ma la realtà non è questa...
«Le donne hanno una curva del desiderio lenta, differente da quella dell'uomo che con l'eccitazione ha subito un’erezione ed è pronto a un rapporto. Quindi non solo la pornografia, ma anche il cinema tradizionale, sdoganano un piacere al femminile che non corrisponde alla realtà».
Da qui, l'importanza di fare educazione sessuale già nei giovanissimi
«Sì, ma che sia focalizzata su quelle che sono le tematiche attuali. Bisogna parlare del sexting, della pornografia e delle sue sfaccettature, della dipendenza, spiegare che la masturbazione è naturale e corrisponde a bisogni normali, ma anche far vedere quali possono essere le conseguenze quando questa va a sostituire completamente la relazione».
La dipendenza da pornografia è una realtà anche da noi?
«Spesso vedo coppie che vengono in consultazione perché lei è scontenta del fatto che il partner preferisca guardare porno alla relazione. O perché scopre che tipologia di pornografia consuma. Ecco che si apre un mondo di perversioni o di fantasie inatteso, e che va affrontato col dialogo».
La pornografia è necessariamente un errore nella vita di coppia?
«Dipende da come viene vissuta. Ma bisognerebbe prima di tutto fare un bagno di realtà: uomini e donne spesso non si conoscono. Io per un periodo ho insegnato a dei giovani adulti. Così ho scoperto che tante donne ritengono impossibile che il proprio partner si dedichi alla masturbazione durante la relazione, lo vedono addirittura come un tradimento. Ecco, questa è la prova della non conoscenza reciproca. Che a volte porta a lasciarsi, quando ci si accorge che la realtà dei desideri va oltre a quello che si è disposti ad accettare».
Proteggere i propri figli da materiali pornografici
Come proteggere i minori, ormai circondati da dispositivi che permettono di navigare in rete, dalla fruizione prematura di pornografia? «Da un punto di vista tecnico impedire l’accesso a contenuti pornografici reperibili in rete da parte di minori è una sfida tutt’altro che risolta», ci spiega Alessandro Trivilini, esperto di informatica forense e docente ricercatore presso la SUPSI. «Da sempre i filtri resi disponibili per il controllo parentale sono utili, necessari, ma non sufficienti. La zona d’ombra con cui si devono confrontare risulta spesso troppo restrittiva o troppo permissiva».
Un "lavoro" complicato - «È pur vero - sottolinea Trivilini - che bloccare l’accesso a un sito web come YouPorn è tecnicamente molto semplice. Garantire a un genitore che figlio o figlia non entrino in contatto con materiale pornografico indesiderato quando usano lo smartphone è invece piuttosto complicato, considerando le numerose variabili in gioco».
L'esperto suddivide il problema in due parti: «La prima considera le quasi infinite opportunità tecniche che i giovani hanno a disposizione per cercare, accedere, consumare e condividere materiale pornografico amatoriale, ad esempio da applicazioni di messaggistica istantanea come WhatsApp. La seconda chiama in causa la componente più importante su cui oggi vale la pena investire: la consapevolezza e la responsabilità che un genitore dovrebbe trasmettere ai propri figli prima di regalare loro uno smartphone. Questa è la realtà da cui partire per prendere visione di un fenomeno crescente che considera le tecnologie digitali dei veri e propri amplificatori e non dei colpevoli».
Consapevolezza - «La consapevolezza - per Trivilini - permette di far capir loro che il materiale pornografico, dopo le droghe, è senza dubbio quello più ricercato in rete dalla criminalità informatica, per cui bisogna prestare molta attenzione prima di finire in luoghi virtuali o situazioni che potrebbero mettere a rischio la vera identità delle persone coinvolte. Pensiamo ai casi reali riportati dalla cronaca in cui i selfie fatti per gioco nel bagno di casa sono finiti sul cellulare sbagliato».
Responsabilità - «La responsabilità invece conclude l'esperto -, riguarda le informazioni di tipo tecnico e legale da conoscere prima di iniziare a usare un’applicazione scaricata sullo smartphone per la ricerca, la creazione, l’elaborazione e l’invio di selfie personali ad altre persone. È auspicabile che si conoscano limiti e potenzialità di ciò che si usa, senza trascurare alcuni aspetti legali che in caso di problemi potrebbero essere di aiuto».