La testimonianza del ticinese Gianni Grifoni, classe 1985, che vive sull'isola di Siargao con la sua famiglia.
Intanto dalla Svizzera italiana parte una raccolta fondi organizzata da Veronica Lafranchi, locarnese innamorata di quel paradiso del surf.
LOCARNO - Da paradiso a inferno nel giro di poche ore. Una notte tremenda, quella tra mercoledì 15 e giovedì 16 dicembre. Arriva il tifone Rai e tutto viene raso al suolo sull'isola di Siargao, nelle Filippine. Là dove da diversi anni vive il locarnese Gianni Grifoni, classe 1985, imprenditore nel ramo della ristorazione. «Siamo andati a dormire tutto sommato tranquilli – racconta –. Ci si aspettava un tifone di forza 1. E invece era di forza 5. Con venti fino a 320 chilometri orari».
Turismo giovane – In buona parte delle Filippine si è in piena emergenza umanitaria. Tutte le grandi ONG se ne stanno occupando. Dalla Svizzera italiana, intanto, c'è chi lancia una raccolta fondi specifica per aiutare la popolazione di Siargao. È Veronica Lafranchi, 43 anni, innamorata di quel luogo. «Laggiù ho trascorso a più riprese momenti meravigliosi. È un posto dinamico in cui si pratica surf, in cui c'è il turismo giovane. Sapere che la mia Siargao è in ginocchio mi fa male. Dal Ticino io e l'amico Paolo Nappa, anche lui legato a Siargao, ci stiamo mobilitando. Parte delle donazioni si è già trasformata in beni di prima necessità. Ma c'è ancora tanto bisogno. Siamo in contatto con le varie ONG».
Problemi di comunicazione – Centinaia di morti. È questo il triste bilancio provvisorio del passaggio del tifone Rai, che nelle Filippine viene chiamato Odette. Ma il conteggio dei cadaveri è difficile da fare. «Anche perché le Filippine sono composte da tante piccole isole – sottolinea Veronica –. È tutto molto dispersivo. E poi ci sono diversi problemi di comunicazione. Il tifone ha spazzato via i cavi dell'alta tensione e le antenne per i cellulari. Le notizie che arrivano dalle isole sono di conseguenza a singhiozzo».
Si beve dalle pozzanghere – In collegamento da Manila, Gianni riprende il filo del discorso: «Il grosso problema adesso è che la gente non ha più un tetto. E non ci sono nemmeno acqua e cibo. Si beve dalle pozzanghere. Proprio nelle ultime ore sono morti quattro bambini di dissenteria. Non abbiamo nemmeno benzina o diesel per i generatori di corrente. La stagione delle piogge tra l'altro è appena agli inizi. Ci sono un sacco di incognite per i mesi che verranno».
Chiusi in bagno in attesa che tutto finisse – Gianni torna poi a quella notte maledetta. «I vetri della casa sono scoppiati. Ci siamo dovuti rifugiare in bagno. Io, mia moglie, mia figlia e un'altra famiglia. C'era un amico che ci aiutava a tenere la porta chiusa. È stato sconvolgente».
L'iniziativa
Chi volesse partecipare alla raccolta fondi indetta da Veronica e Paolo può versare un contributo tramite la piattaforma di crowdfunding GoFundMe (cliccare qui per maggiori informazioni).