Il tempo d'attesa non riconosciuto blocca le trattative tra azienda e sindacati
Gargantini di UNIA: «Questo non succede quando Divoora lavora fuori dal Ticino. Accade solo in questo povero cantone!».
LUGANO - «Dignità e diritti non si possono divorare. Divoora ascolta i tuoi driver! Oggi è una prova di forza, ma anche l’ultimo giorno in cui la porta è aperta». La manifestazione è terminata poco prima di mezzogiorno con le parole del segretario Unia, Giangiorgio Gargantini, e con un applauso alla decina di lavoratori che stamattina sono scesi in Piazza della Riforma per chiedere all’azienda «il riconoscimento immediato di tutto il tempo di lavoro».
È il nodo intatto che separa Divoora dai suoi dipendenti e dai sindacati. Un nodo aggrovigliato dal contratto di lavoro che gli oltre 200 lavoratori dell’azienda, che consegna cibo a domicilio, si sono visti costretti ad accettare dall’oggi al domani. Un contratto, quello entrato in vigore lo scorso 1 novembre, che prevede un salario al minuto di 35 centesimi limitato al tempo della consegna. Tutto ciò a fronte del tempo reale messo a disposizione che, per molti driver, è di 12 ore al giorno per 22 giorni al mese. «In attesa di un ordine che non arriva stanno in giro una giornata per essere pagati per 30 minuti. Questo vale il vostro cibo» ha ricordato Diana Camenzind dell’OCST. «Il popolo ticinese ha voluto fortemente il salario minimo, perché in questo cantone sempre più spesso ci troviamo di fronte a situazioni indegne. Queste porcherie in Ticino non le vogliamo più!».
La trattativa, che pure ha fatto passi avanti su aspetti come il riconoscimento degli indennizzi di trasferta, è stata interrotta ieri di fronte al rifiuto di Divoora di riconoscere ogni ora lavorata. Oggi i driver sciopereranno. Un segnale forte, ma non di totale chiusura. La condizione fissata dai sindacati per riaprire le discussioni verte su due punti: il pagamento appunto dei tempi d’attesa e il beneficio di un orario minimo di lavoro per i lavoratori con meno diritti.
La situazione contrattuale odierna, ha sottolineato ancora Gargantini di UNIA, è «illegale, indegna e immorale». Questo a fronte dei lavoratori scesi in piazza che hanno mostrato «dignità e coraggio». Una dignità che traspariva anche dalle parole di alcuni dipendenti presenti oggi per manifestare: «Siamo arrivati a Natale affranti, frustrati e con stipendi miseri. Abbiamo diritto ad una paga dignitosa per una vita semplice, ma rispettabile. Siamo esseri umani, non schiavi».
A rendere ancora più opaca la faccenda, il fatto che in Divoora esisterebbero più contratti. Inaccettabile a tal proposito è la soglia di 4 franchi orari (pari al 20% del salario minimo) che l’azienda proporrebbe per i tempi morti.
«Questo - ha detto ancora Gargantini - succede in Ticino e non altrove in Svizzera. E non succede soprattutto quando Divoora lavora fuori dal Ticino. Accade solo in questo povero Ticino!».