Centri fitness sempre più penalizzati dalle norme anti Covid. Il grido d'allarme dello specialista Jürg Heim.
«Se non arrivano sostegni immediati – dice – molte strutture chiuderanno. E a livello di salute pubblica questo sarà un grosso problema».
BELLINZONA - «Per noi questa situazione è una catastrofe». Jürg Heim, delegato per la Federazione svizzera dei centri fitness e di salute, è affranto. Le nuove disposizioni anti Covid stanno svuotando letteralmente le palestre. «La gente ci bombarda di domande. C'è una confusione infinita».
Qual è il problema principale?
«Chi non vuole sottoporsi regolarmente a tamponi o vaccinarsi non frequenta più i nostri centri. Parliamo complessivamente di un centinaio di strutture, compresi i centri di personal training».
Non è ancora chiaro se valga il 2G o il 2G+...
«È una scelta della struttura, che dipende dallo specifico piano di protezione. È tutto così assurdo. Noi stessi continuiamo a romperci la testa per cercare di interpretare le direttive. Alcuni hanno il terrore di sbagliare. Anche per questo c'è chi sceglie il 2G+: perde clienti ma allo stesso tempo è sicuro di fare il massimo richiesto dall'autorità».
Ci sono palestre che non stipulano abbonamenti da mesi.
«Di solito gli abbonamenti si fanno a settembre o a gennaio. Ma con le notizie che girano diversi clienti sono spaventati, anche quelli iper vaccinati. La palestra viene definita come un luogo di contagio, anche se non sono mai state portate delle prove a tal proposito».
Come si fa a tirare avanti così?
«Questo è un settore che garantisce 30.000 posti di lavoro in Svizzera. C'è chi rischia davvero di fallire. Per evitarlo alcuni hanno puntato sulla riduzione di personale. Lo Stato deve compensare, anche retroattivamente, le perdite che hanno i centri. Finora gli aiuti che ci sono stati concessi sono assolutamente insufficienti. Si parla di briciole, in altri Cantoni gli aiuti sono stati del 20% che comunque copre solo in piccolissima misura le perdite fino al 70%. In Ticino gli aiuti per i casi di rigore sono stati solo del 10%».
Avreste preferito un mini lockdown al posto di questo caos?
«No. È paradossale che si voglia proteggere la salute delle persone e le palestre, che sono luoghi di salute, vengano messe così in difficoltà. In Svizzera si spende il 3% per la prevenzione e il 97% per la "riparazione". C'è una certa sproporzione direi. Se non arrivano sostegni immediati molte strutture chiuderanno. E a livello di salute pubblico questo sarà un grosso problema».