Anna Biscossa (e cofirmatari) hanno presentato un'interrogazione sui permessi di dimora rilasciati in Ticino.
India e la sua famiglia avrebbero tutti i requisiti per restare in Ticino. Eppure (salvo interventi urgenti) verranno rimpatriati. Una pratica che sembra essere sempre più diffusa e per la quale ora vengono chieste spiegazioni.
BELLINZONA - Il caso di India e della sua famiglia finisce sul tavolo del Consiglio di Stato grazie a un'interrogazione presentata da Anna Biscossa (e cofirmatari). Che chiede al Governo non solo d'intervenire presso la Segreteria di Stato per la migrazione (SEM), ma anche chiarimenti sui cambiamenti in senso restrittivo dello strumento dei casi di rigore a favore di migranti in difficoltà presenti nel nostro Cantone.
La vicenda di India - La giovane India, ora diciannovenne, è stata allieva presso le scuole medie di Morbio Inferiore. Si tratta di una giovane originaria della fascia di confine tra l’Etiopia e l’Eritrea, in attesa da dieci anni di un permesso di asilo, unitamente a suo fratello e alla loro madre. La sua ex docente, nei giorni scorsi, ha lanciato un appello dopo che a India, sua fratello e la loro madre, è stata rifiutata la domanda di asilo, presentata come detto ben dieci anni fa.
In questi anni la famiglia ha vissuto in Ticino tra Biasca, Cadro e Morbio Inferiore. E nonostante i molti spostamenti a loro imposti, si è sempre integrata molto bene. Tuttavia, a causa dello statuto in attesa di una decisione sulla loro richiesta d’asilo, il fratello Nur, pur avendo concluso con successo il suo apprendistato, non ha mai avuto il permesso di lavorare. Anche India concluderà quest’anno la sua formazione, acquisendo così quelle nozioni che le permetterebbe d'inserirsi con successo nel mondo del lavoro, senza più dipendere dagli aiuti sociali.
Non possedendo documenti, di fatto sono apolidi perché sia l’Etiopia che l’Eritrea non li riconoscono come loro cittadini. Per la SEM invece sono da considerarsi etiopi e vanno rimpatriati, perché l’Etiopia è valutato essere un paese sicuro. Ma come detto diverse persone sono insorte a seguito della decisione. Persone alle quali ora si aggiungono anche alcuni parlamentari - Anna Biscossa in testa - che chiedono al Consiglio di Stato di intervenire sul caso di India e della sua famiglia all’indirizzo della SEM, dando un seguito positivo all’istanza che chiede di mettere in campo lo strumento “casi di rigore” (vedi box in fondo all'articolo).
Casi di rigore in picchiata. Perché? - Oltre al caso specifico di India, è proprio su questi "casi di rigore" che l'atto parlamentare intende far luce. I dati dimostrano infatti in modo chiaro come dal 2017 ci sia stato un deciso cambiamento, in senso restrittivo, sull’entrata in materia rispetto all’uso di questo strumento a favore di migranti in difficoltà presenti nel nostro Cantone. Questo cambiamento è ben evidenziato sia dall’andamento dei dati dal 2014 a oggi - nei primi tre anni sono stati accolti 99 casi, negli ultimi tre solo 24 - sia dal raffronto tra i Cantoni per le richieste presentate nel 2020: in Ticino sono state accolte 13 richieste e ne sono state respinte due, in Svizzera ne sono state accolte 2'835 e respinte otto). Al Governo viene quindi chiesta una spiegazione di questo giro di vite.
La Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione (LStrI) e la Legge sull’asilo (LAsi) prevedono, a determinate condizioni, la possibilità di rilasciare un permesso di dimora a favore di un cittadino straniero qualora un suo allontanamento lo posizionasse in una situazione personale d’estrema gravità.
Secondo l’articolo 14 capoverso 2 LAsi, un richiedente l’asilo può, su proposta del Cantone dove risiede, ottenere un permesso di dimora se si trova in Svizzera da almeno cinque anni e se si è in presenza di un grave caso di rigore personale, il tutto tenendo conto del grado di integrazione dell’interessato.
Questa procedura vale a prescindere dallo stadio della procedura, quindi anche per le persone con decisione d’asilo negativa passata in giudicato.