Sui WhatsApp ticinesi viene condiviso un audio che denuncia la presenza di persone positive in un supermercato.
Ma tutta la storia è una bufala, che ha già toccato vari Paesi europei. Il debunker Paolo Attivissimo: «Se ricevete messaggi vocali di questo genere non mandateli in giro: creano indignazione, apprensione e allarme senza motivo».
BELLINZONA - Da qualche settimana stanno girando su WhatsApp alcuni audio che denunciano la presenza di persone positive - il numero varia di caso in caso - in diversi supermercati ticinesi. Si va dalla Manor di Vezia all’Ikea di Grancia. Ma ovviamente - come ci conferma il noto debunker e giornalista Paolo Attivissimo - si tratta di un fake. «Questa storia è una barzelletta che gira da tempo in tutto il mondo. Una leggenda metropolitana».
L'audio incriminato - Una bufala che ha raggiunto, come detto, anche gli smartphone di molti ticinesi. Ma di cosa si tratta esattamente? L’audio racconta di un individuo - alle volte un medico, alle volte un collega di lavoro - che nota «un conoscente positivo» all’interno di un negozio. Il testimone furioso si reca alla cassa - o all’ufficio informazioni a dipendenza dalla narrazione - e denuncia il fatto a un dipendente. In seguito la persona positiva viene ammonita tramite gli altoparlanti del negozio: «O ti presenti qui di tua spontanea volontà, oppure divulghiamo il tuo nome e cognome e ti denunciamo alle autorità», il succo dell’annuncio. Il risultato? All’appello risponderanno sette od otto clienti (sempre a dipendenza dalla narrazione). Il messaggio vocale termina poi, solitamente, con una serie d'insulti e rimbrotti contro i rei-confessi.
Leggende metropolitane - Tutti elementi, questi, tipici delle leggende metropolitane, come precisato da Attivissimo sul proprio blog. «Una storia non vera che nasce chissà dove e viene diffusa dal passaparola, facilitato dai social network, perché fa leva su una paura condivisa e sul gusto del racconto con finale grottesco». Un altro elemento tipico di questa narrazione è la fonte che racconta la vicenda: «spesso un amico di un conoscente» che ha «sentito raccontare la vicenda da un parente». Insomma, nessuna fonte autorevole, che fa pensare al famigerato "me l'ha detto mio cugino".
«Non condivideteli» - Girata in diversi Paesi europei (tra cui anche in Italia) questa storia (o almeno una delle sue tante diverse versioni) ha provocato indignazione e sconcerto. In molti ci sono cascati e l'hanno condivisa, provocando di fatto un vero e proprio effetto domino. «Se ricevete messaggi vocali di questo genere - conclude Attivissimo - non mandateli in giro: creano inutilmente indignazione, apprensione e allarme senza motivo».