Per Garzoni era necessario almeno un distinguo tra vaccinati e non: «Rispondono diversamente al virus»
Sull'abbandono definitivo delle quarantene: «Con i numeri attuali è impensabile»
LUGANO - Quarantene di soli cinque giorni e forse presto cancellate. La soluzione del Governo federale per affrontare questa nuova fase della pandemia non convince tutti.
Tra gli scettici c'è anche il direttore sanitario della clinica Moncucco, Christian Garzoni. «Una scelta molto, forse troppo coraggiosa quella di Berna - commenta -. Siamo in una situazione in cui la curva dei contagi continua a salire e gli ospedali sono già abbastanza pieni. In Ticino abbiamo 170 letti occupati da pazienti Covid».
Per Garzoni, insomma, la volontà di dirigersi verso ulteriori allentamenti rischia di far aumentare questi numeri. «Dal punto di vista puramente medico-scientifico, penso che la decisione del Consiglio federale sia molto discutibile. Rappresenta un chiaro compromesso politico, con degli evidenti rischi. Si è voluto tagliare gli isolamenti da 10 a 5 giorni. Questo perché si è visto che la secrezione virale della variante Omicron dura meno ed è meno intensa e quindi l’infettività dell’ammalato è più breve. Si poteva proporre sette giorni. O, ancora meglio, si sarebbe potuto tenere conto delle differenze che ci sono tra vaccinati e non. Nel caso di questi ultimi, forse sarebbe stato può opportuno apportare un taglio meno netto. E non per una questione discriminatoria o punitiva, ovviamente, ma solo perché la biologia del virus è diversa a seconda dello status vaccinale».
Lo stesso le quarantene: «Più logico - sottolinea l'infettivologo -, era il caso per esempio di ridurre i giorni a cinque per i vaccinati e a sette per gli altri. L'obiettivo è cercare di evitare di avere persone che ritornano sul posto di lavoro ancora contagiose, ma avrebbe permesso di ridurre e di molto comunque le quarantene».
L'idea di abbandonare del tutto le quarantene per Garzoni è un azzardo: «Farlo oggi, con i numeri attuali ticinesi e svizzeri non è assolutamente ragionevole. Con dei numeri più bassi ci si potrebbe anche pensare, con l’idea poi di eventualmente reintrodurla in caso di aumento. Se, come tutti speriamo, si dovesse arrivare a dimostrare che nonostante molti ricoveri nei reparti normali abbiamo poca pressione sulle cure intense - cosa che per il momento non è - allora potremmo andare a parlare di allentamenti ulteriori. Ma adesso è chiaramente prematuro e azzardato».