Anche Marco Chiesa invoca il "Freedom Day"
Il presidente UDC: «Ne stanno risentendo i commerci, ma anche la vita sociale. Voltiamo pagina»
LUGANO - Una nuova voce si fa spazio nel vocabolario dettato dalla pandemia: il "Freedom Day". Tirato fuori in Gran Bretagna da Boris Johnson, il termine che inneggia a una fine delle misure è già sulla bocca di tutti, politici svizzeri compresi.
Tra questi anche il presidente dell'Unione democratica di centro (UDC) Marco Chiesa, che invoca da parte del Consiglio federale una nuova libertà. «Ovviamente siamo confrontati con una pandemia, dobbiamo rispondere con delle restrizioni come l'uso della mascherina e le altre misure. Ma non va dimenticata la dimensione sociale», spiega ai microfoni di Radio Ticino. «Sono due anni - sottolinea - che i nostri rapporti sociali sono diminuiti».
Per il presidente UDC, non va trascurato nemmeno il peso delle restrizioni sull'economia. «Stiamo parlando di posti di lavoro, del futuro professionale di alcune categorie», prosegue. «Oggi siamo confrontati con un home-office che ha svuotato le città mettendo in difficoltà dei commerci. Credo che questi aspetti meritino di essere valutati».
Le previsioni di Chiesa riguardo l'andamento pandemico sono ottimistiche: «Siamo confrontati con un numero di casi sempre molto alto, ma che sta avendo conseguenze sopportabili sul settore sanitario». «A un certo punto - continua ancora - si pensava che Omicron avrebbe potuto portare, assieme a Delta, a un peggioramento della situazione nei raparti d'ospedale. Per fortuna, per il momento, non è così. Quindi è arrivata l'ora di chiederci se possiamo convivere con questo virus».
Per Chiesa ciò non si traduce nell'abbandono delle misure di protezione: «Ma sono evidenti le difficoltà che si stanno incontrando, anche nel semplice approcciarsi socialmente. Non è un caso che siano cresciuti, e di molto, i casi psichiatrici».
Sull'atteso incontro con il Consiglio federale del 2 febbraio quindi conclude: «Penso che ci sia una parte del Consiglio federale che spingerà per allentare le misure al più presto. Non so se si tratti di una maggioranza, ma se non lo fosse, parliamo al più tardi di fine marzo. Auspico nell'arco di poche settimane che vengano prese decisioni per tornare a una pseudo normalità».