Se hai un parente in ospedale, non lo puoi visitare. Fino a nuovo avviso. Due testimonianze toccanti.
Gli specialisti al fronte, tuttavia, replicano: «Noi dobbiamo attenerci alle regole. La pressione è alta. Così come lo è la responsabilità verso tutti i pazienti».
BELLINZONA/ LUGANO - «Mia madre è stata ricoverata all'ospedale San Giovanni di Bellinzona per un problema anomalo al cuore. Eravamo tutti preoccupatissimi. E per due settimane nessuno di noi ha potuto renderle visita». La testimonianza è di un 50enne deluso dai divieti di visita anti Covid introdotti negli ospedali e nelle case per anziani prima di Natale. Anche una ragazza del Luganese è sulla stessa lunghezza d'onda. «Mia suocera ha avuto un grosso infortunio. È stata ricoverata alla clinica Moncucco. Non c'è stato verso di vederla. Tutto questo è disumano».
«Così si muore di depressione» – Il 50enne del Bellinzonese ha addirittura scritto un bigliettino a mano al medico cantonale. «Sì. Ho voluto segnalare che con questo sistema la gente non morirà di Covid, ma di depressione o di solitudine. Non so se il mio biglietto gli è stato recapitato. Gli ho pure lasciato il mio numero di telefono. A mia madre era venuta anche una tosse secca, erano subentrati problemi polmonari. Nulla a che vedere col Covid però. Potevamo comunicare con lei solo attraverso la tecnologia. Ed era uno strazio. Sono state due settimane infernali. L'unico che ci poteva dare un permesso speciale era il medico di reparto. Ma non c'è stato nulla da fare. O io o mio fratello ci saremmo fatti tamponare senza problemi pur di vedere la mamma per cinque minuti. Queste persone non pensano che a un paziente possa fare bene vedere un volto famigliare? I nostri cari hanno bisogno di calore».
Regole vincolanti – L'Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), interpellato da Tio/20Minuti, evidenzia come a fare stato attualmente siano le direttive cantonali e federali emanate prima di Natale. «Siamo vincolati a queste regole fino a nuovo avviso. Cerchiamo in ogni caso di fare di tutto per mettere in comunicazione pazienti e famigliari», precisa il portavoce.
«Mia suocera è confusa» – Mentre la mamma del 50enne nel frattempo è stata dimessa, la signora luganese è stata trasferita dalla Moncucco alla Hildebrand di Brissago, per la riabilitazione. «Anche lì – sottolinea la nostra interlocutrice – le visite a mia suocera non sono possibili. La rivedremo solo quando sarà talmente confusa che non ci riconoscerà più?»
«Abbiamo grosse responsabilità» – Christian Camponovo, direttore della Moncucco, è esplicito: «Ci limitiamo ad applicare le disposizioni, per le quali attendiamo aggiornamenti. Fino ad allora abbiamo un obbligo chiaro, anche se gestiamo con attenzione la situazione e cerchiamo di sfruttare senza abusarne lo spazio lasciato per deroghe puntuali, che interessano soprattutto le situazioni di fine vita o legate ad altre particolarità. La pressione è alta, così come lo è la responsabilità nei confronti di tutti i pazienti, tra i quali troviamo anche molte persone a rischio e persone per le quali il vaccino non ha magari sortito l’effetto sperato. Purtroppo quando si guarda la propria situazione di visitatore questo viene spesso misconosciuto. Va comunque precisato che molti pazienti, oltre a sentirsi protetti dalle misure in questione, sono anche contenti che ci sia più pace e tranquillità in ospedale».