La vendita di una villa a Montagnola innesca un procedimento penale contro l'avvocato 68enne e contro un altro notaio
LUGANO - Una cartella ipotecaria che non si trova più si tramuta in una bella gatta da pelare per l’avvocato luganese Giorgio Grandini. Come si apprende dalla Rsi, nei confronti del 68enne, ex presidente sezionale del PLR, e di un altro notaio, il ministero pubblico ha aperto un procedimento penale.
La casa a Montagnola - L’indagine, condotta dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, muove da una denuncia per truffa e falsità in documenti sporta nei mesi scorsi. Reati che i due imputati contestano fermamente. Al centro della vicenda c’è la vendita di una casa a Montagnola, intestata a una persona vicina a Grandini. Il rogito, risalente alla scorsa estate, stabiliva che la proprietà sarebbe stata venduta senza l’aggravio esistente di un'ipoteca da un milione e mezzo di franchi. La proprietaria aveva però messo a pegno, in cambio di un prestito, la cartella ipotecaria al portatore. Cartella che nessuno dei tre però è stato in grado di recuperare.
Vittima di un raggiro - Grandini, secondo quanto riferisce la Rsi, contava per uscire dalla spiacevole situazione sugli onorari per oltre un milione di franchi che gli doveva un cittadino italiano in cambio dell'aiuto alla costituzione di un fondo di investimento. Soldi che difficilmente recupererà visto che l’italiano si trova oggi in carcere per quello che si è rivelato nient'altro che un raggiro. Quanto alla vicenda che lo vede direttamente sotto inchiesta, Grandini, come pure l'altro imputato, respinge ogni addebito e, per voce del suo legale Luca Trisconi, ridimensiona il caso a «una questione di diritto obbligazionario». In attesa di far chiarezza, il 68enne ha rinunciato volontariamente all’iscrizione nel Registro cantonale degli avvocati.